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Al “Milazzo Cult Festival” il libro di Pietro Grasso: «A tutti i ragazzi affido la memoria di Falcone»

Il giornalista Cavallaro ha illustrato il volume “Francesca” dedicato alla moglie del giudice

«Il dovere di raccontare con nuovo vigore e slancio i ricordi di un'esistenza vissuta con Giovanni Falcone, che posso considerare un amico e che ha condizionato la mia vita professionale e familiare». C'è tutto l'impegno morale, civile e politico di Pietro Grasso, accanto alla sua inesauribile passione per la cultura della legalità, nel libro “Il mio amico Giovanni”, che l'ex presidente del Senato ha presentato ieri sera a villa Vaccarino nel corso del “Milazzo Cult Festival”, la sempre più apprezzata rassegna promossa dalla Pro Loco Milazzo, in collaborazione con Demea eventi culturali ed il patrocinio del Comune.
Una testimonianza importante e piacevole quella che Grasso ha offerto al numeroso e attento pubblico, condividendo quelle esperienze con i colleghi magistrati Maurizio De Lucia, procuratore di Messina ed Emanuele Crescenti, procuratore a Palmi.

Assieme a loro il giornalista Felice Cavallaro, il collega che da decenni racconta la Sicilia ai lettori del Corriere della Sera, e che ha scritto un romanzo avvincente sulla vita, sui tormenti, sull’amore fra Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. E anche in questo libro intitolato “Francesca” risalta non solo una storia d'amore, ma anche una figura importantissima che oltre a stare accanto a Giovanni Falcone è stata a fianco dei minori ed è stata anche determinante nell'attività antimafia. Un modo per condividere con le nuove generazioni la propria esperienza di cronista della lotta alla mafia.

Introdotti dal presidente della Pro Loco, Pasquale Saltalamacchia, i lavori sono stati aperti dal sindaco Pippo Midili che in precedenza aveva ricevuto a palazzo dell’Aquila sia il presidente Grasso che i magistrati De Lucia e Crescenti. «La città di Milazzo è orgogliosa di ospitare questa sera personalità così prestigiose – ha detto il primo cittadino – per un importante momento di riflessione che desideriamo rivolgere soprattutto ai giovani». Quindi il contributo del dott. De Lucia che ha ricordato come «la mafia di quegli anni, non solo 1992, ma anche nel decennio precedente, era “spietata e sanguinaria” e solo il “metodo Falcone”, ovvero un modo diverso di indagare, riuscì a cambiare quello che sembrava impossibile dando vita a quel maxiprocesso che avviò anche il cambiamento delle coscienze». Il dott. Crescenti, nel ricordare di aver seguito da giovane studente quegli anni di sangue, ha evidenziato l’importanza di questi due libri, in quanto si ha il dovere di tenere vivo il ricordo di quei personaggi che hanno cambiato il corso della storia. «E ai giovani occorre offrire testimonianze dirette, coinvolgerli e questo è quello che hanno fatto con il loro lavoro editoriale sia Pietro Grasso che Felice Cavallaro».
Quest’ultimo, nel parlare dei “guasti” della Sicilia, del “sacco edilizio” di Palermo, ha spiegato le motivazioni del suo libro: «L’ho scritto pensando ai giovani distratti di oggi, a chi ha vent’anni e di quei fatti forse non ha sentito parlare. Parto dalla storia d’amore per poi intrecciare i fatti della stagione più difficile del conflitto tra Stato e Cosa nostra». Quindi la chiusura di Grasso: «La mafia è cambiata, non c'è più il contrasto aperto alle istituzioni, ma il tentativo costante di infiltrarsi nell'economia. Il principio da seguire comunque è quello di Falcone: follow the money, perché i soldi lasciano sempre traccia». E poi dalla tasca ha tirato fuori l’accendino che gli regalò Falcone poche settimane prima di morire. «Lo porto sempre con me. È funzionante e spero che la fiamma che produce possa accendere tante fiaccole nelle giovani generazioni...».

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