È successo di nuovo. La Rai ci è ricascata, e ogni volta che accade fa sempre più male. Tg1 Mattina, collegamento dalla Perla dello Jonio, la scritta in sovrimpressione è feroce: “Taormina (CT)”. Era successo altre volte, alcune di recente – ricordiamo, a naso, un Giro d’Italia di qualche anno fa e il G7 del 2017 – e in ogni occasione i moti di indignazione, soprattutto sui social, sono stati immediati, folate di senso di appartenenza sospinte da venti di orgoglio rivendicativo. Toccateci tutto – e ci toccano tanto, altroché, ogni giorno e sotto il naso –, ma non il mare, i Colli, le Isole Eolie e Taormina. Almeno quello... Ieri l’ennesima gaffe di mamma Rai – che essendo mamma ed essendo, soprattutto, servizio pubblico, accresce la rabbia e la delusione – è stata evidenziata pure dall’assessore al Turismo della neo amministrazione comunale Messina, il riconfermato Enzo Caruso, che dall’ex sindaco De Luca prima e dal neo sindaco Basile poi è stato voluto anche per il suo profondo e sincero amore nei confronti del territorio, della cultura locale, per quel suo orgoglio rivendicativo di cui sopra che, in molti casi, è diventata anche una bandiera, materia da programma elettorale. «È dura, ma prima o poi riusciremo a far sapere che Taormina è in Provincia di Messina!», ha scritto sui social. Ma come sarebbe consigliabile fare ogni qual volta si è di fronte ad un’ingiustizia, grande o piccola che sia, oltre che puntare il dito contro il colpevole di turno, bisognerebbe fermarsi un attimo e chiedersi: perché per tanti, troppi, persino per la Rai (che non è giustificata né giustificabile, va da sé), Taormina è considerata “roba” catanese? Non serve sintonizzarsi su Rai1, basta fare un paio di “vasche” lungo il Corso e, magari, un improvvisato sondaggio tra i turisti per rendersi conto che è così. Farsi quella domanda e cercare una risposta sarebbe utile per il futuro, forse disinnescherebbe altri scivoloni nazional-popolari. E forse, chissà, riaprirebbe un dibattito necessario, forse fin troppo snobbato anche da chi, oggi, giustamente si indigna: la fuoriuscita di Messina, del Comune di Messina (voluta proprio dalla ex Amministrazione), dalla Fondazione Taormina Arte. A vantaggio, manco a dirlo, dei catanesi. È vero, Messina riusciva a ricavare ben poco, dalla partecipazione a TaoArte. Ma rinunciare alla propria presenza, e quindi a quel diritto di rivendicare, era davvero la strada giusta? O ha finito per rendere la gaffe della Rai, a confronto, solo uno sgradevole errore grafico?