Quando l’amore per la propria terra supera le ambizioni, il desiderio di “far ritorno a casa” coincide con il viaggio più importante della vita. Un sogno custodito a lungo nel cassetto quello di Alessandro Truscello, ingegnere edile classe 1965, che da bambino si rifugiava nel cantiere di papà Antonino, titolare di un’impresa edile, per giocare con la malta. A soli 18 anni lascia Messina alla ricerca di un futuro degno degli integerrimi insegnamenti paterni, racchiusi nella massima che «non basta avere un genitore alle spalle per diventare un professionista valido e degno di stima». Terminato il liceo s’iscrive al Politecnico di Milano dove subito dopo la laurea, conseguita nel 1990, rimane come assistente volontario integrando l’esperienza di docente a quella di ricercatore al Cnr. Nel 1992 decide di tornare a Messina, “scontrandosi” con i principi del padre il quale, l’anno prima della laurea, aveva deciso di chiudere l’impresa per evitare che Alessandro potesse avere dei ripensamenti, continuando a ripetergli che «una migrazione al contrario non si era mai vista».
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