Messina

Lunedì 25 Novembre 2024

Messina, bisogna far spiccare il volo al “Teatro in carcere” esportandolo in contesti più ampi

Previti, Ursino, Sciavicco, De Gesu, Palmieri, Arrigo e Polto

Far spiccare il volo al progetto del teatro in carcere lanciandolo in contesti più ampi. È l’auspicio di Gianfranco De Gesu, direttore generale del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, intervenuto ad un incontro promosso dal Rotary club Messina sull’iniziativa che vede detenuti e attori professionisti impegnati in laboratori teatrali nel carcere di Gazzi. Il “Teatro per sognare” è un lavoro nell’ottica della rieducazione. «L’esperienza teatrale della casa circondariale di Messina è un’eccellenza che va valorizzata e l’amministrazione centrale si impegnerà per questo», ha detto De Gesu a margine dell’incontro aggiungendo che gli sforzi necessari affinché tutto funzioni bene non devono rappresentare un impedimento. Aprendo l’incontro De Gesu, rotariano, ha ricordato che in Italia il teatro entra nelle carceri a partire dagli anni Ottanta e che oggi sono numerose le compagnie teatrali. «In questo quadro si inserisce Messina che rappresenta sotto molti aspetti un unicum positivo anche perché è una casa circondariale e inoltre è riuscita a tessere una tela di collaborazioni con enti teatrali importanti come il Piccolo e la Scala di Milano. L’auspicio - ha concluso - è vedere il teatro carcerario di Messina nella prossima rassegna teatrale penitenziaria, è arrivato il tempo di uscire dalla regione per potersi lanciare in un contesto più ampio». L’evento è stato aperto da Isabella Palmieri, presidente del Rotary club Messina che ha rinnovato il sostegno al progetto: «Lo avevamo supportato negli anni passati e continuiamo a farlo». Durante la serata è stato anche evidenziato il protocollo di intesa tra il Tribunale di sorveglianza , la casa circondariale e il Club Rotary Messina grazie al quale sono già stati impiegati tre detenuti a cui è stato affidato il compito di eseguire lavori di pubblica utilità all’interno degli uffici del tribunale di sorveglianza. La presidente Palmieri si dice “orgogliosa in nome di tutti i soci di poter sostenere la realizzazione di questo progetto che il club attua attraverso il pagamento della assicurazione per la responsabilità civile dei detenuti coinvolti nel programma di trattamento rieducativo”. Il club aveva già donato un computer. Daniela Ursino, presidente dell’associazione D’Arteventi, direttore artistico del teatro Piccolo Shakespeare e ideatrice del progetto, ha raccontato l’origine dell’esperienza del teatro in carcere. Un’idea del 2017 «all’inizio considerata folle», poi diventata realtà grazie al sostegno della Caritas diretta da padre Nino Basile e cresciuta tanto da avere al suo fianco importanti teatri nazionali. Adesso c’è anche l’università con il progetto “Liberi di essere Liberi” con il coordinamento delle prof. Lucia Risicato e Annamaria Citrigno. Attraverso foto e video emozionanti ha raccontato spettacoli e momenti più significativi. Un risultato possibile grazie all’impegno di tante professionalità come la direttrice del carcere Angela Sciavicco, la presidente del Tribunale di sorveglianza Francesca Arrigo, la comandante della polizia penitenziaria Antonella Machì, rappresentata dalla comandante f.f. Caterina Pacileo e la capo area degli educatori Letizia Vezzosi. Il prossimo obiettivo è replicare l’esperienza anche nel carcere di Barcellona. La presidente del Tribunale di sorveglianza Francesca Arrigo ha ricordato la convenzione che ha consentito a tre detenuti di svolgere lavori di pubblica utilità al tribunale, evidenziando l’importanza dell’attività trattamentale, mentre Angela Sciavicco, direttrice della casa circondariale, ha detto come il laboratorio teatrale è stato un modo per abbattere i pregiudizi degli stessi detenuti e di chi sta all’esterno. L’aiuto regia Antonio Previti ha interpretato un intenso brano sulla dimensione del tempo scritto da Angelo, un detenuto. Il brano è tratto da un nuovo spettacolo in allestimento con la Libera Compagnia del Teatro per Sognare maschile, diretta dall’attore e regista Giampiero Cicciò, quella femminile invece, è diretta dall’attore e regista Tindaro Granata, oggi neo direttore artistico del Teatro greco di Tindari. Le conclusioni sono state affidate all’avvocato Alfonso Polto: «Questa esperienza- ha detto - è un primo passo per attuare quella giustizia riparativa di cui si sente tanto parlare, sottolineando che il teatro può essere utile ai detenuti per prendere coscienza dei loro eventuali errori e da qui avviare una riconciliazione con la società».

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