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Loredana Bruno, la giornalista messinese al seguito di Conte e Draghi

Giornalista professionista, avvocata e procuratrice legale tra un volo in Giappone e uno in Cornovaglia, trova sempre il tempo di ritornare nella sua Messina

Dal saluto “commosso”, letto a nome di tutto l'ufficio stampa, al presidente del Consiglio Conte, ai viaggi all'estero al seguito prima dello stesso Conte e poi dell'attuale presidente del Consiglio Mario Draghi. Loredana Bruno, 44 anni, giornalista professionista, avvocata e procuratrice legale, in passato è stata collaboratrice di diverse testate televisive e della Gazzetta del Sud, è la giornalista messinese che, probabilmente, ha raggiunto uno dei posti più importanti tra gli uffici stampa governativi. E tra un volo in Giappone e uno in Cornovaglia, trova sempre il tempo di ritornare nella sua Messina da dove manca in pianta stabile da tre anni e dove, nonostante gli impegni, ha messo su casa. Segno che la sua città la porta sempre nel cuore.

«E come potrebbe essere altrimenti – spiega Loredana–, Messina è la città dove ci sono tutti i miei ricordi, dove vivono i miei genitori, i miei amici. Quella di Roma è una bellissima esperienza. Un'esperienza che non immaginavo di poter vivere. Ogni volta che entro a palazzo Chigi non mi sembra vero. Dal punto di vista lavorativo è veramente importante». Quando parla di quello che ha fatto, le si illuminano gli occhi. «Ho fatto cose che prima vedevo in televisione, nei Tg. E poi ci sono finita dentro. Il G7, il G20. Ho viaggiato tanto sia in Italia che all'estero. Entri in un meccanismo che dal punto di vista organizzativo è una sorta di macchina da guerra. Ti rendi conto che non è tutto così distante come sembra. E poi pensi: mamma mia sono qui. Che bello...». Nei ricordi le fotografie degli eventi che l'hanno più colpita. «Come dimenticare la visita del presidente del Consiglio all'Ilva di Taranto? La gente era molto arrabbiata. Il presidente Conte ci disse già sull'aereo: voglio stare in mezzo alla gente da solo. Senza di voi, senza la scorta. Ha affrontato la folla. Per noi giornalisti è importante essere sul posto quando le cose accadono e io c'ero. Non posso nascondere il fatto che ho provato un certo timore. Ma tutto andò bene».

E poi il ricordo del saluto al presidente Conte: «È stato un momento emozionante. Hanno scelto me per leggere quel discorso che abbiamo approntato a più mani. Eravamo molto commossi. Quando il presidente del Consiglio va in missione si muove una macchina in “avant team”. C'è la presidente del cerimoniale e poi ci siamo noi. Dobbiamo capire quelli che sono gli inviati dall'Italia e quali i corrispondenti. È tutto studiato. Occorre decidere dove parla il presidente, chi deve avere dietro e soprattutto chi non deve avere dietro. Meglio che non ci sia nessuno. Partiamo con polizia, servizi. L'ambasciata all'estero facilita molto il nostro lavoro».

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