Novara di Sicilia, Fondachelli e Fantina in lotta per i feudi. Una scissione che ancora brucia
Storie di autonomie, condizionate da interessi economici, con contenziosi che si sono trascinati fino a pochi anni fa per la divisione dei “feudi” comunali. Il paradigma per eccellenza in provincia di Messina è rappresentato dalla travagliata separazione da Novara di Sicilia, il 20 giugno del 1950, di quelle che fino all’epoca erano le più popolose frazioni di Novara, Fondachelli e Fantina.
La divisione dei beni
La divisione del beni si è conclusa soltanto con accordi del 2006. Al Comune di Fondachelli Fantina, che rivendicava il 35 per cento dei beni del Comune di Novara, è toccato il feudo Garbazzi, 600 ettari di latifondo su cui è stato installato un impianto di pale eoliche per la produzione di energia elettrica. Gli amministratori di Fondachelli, dapprima, pretendevano la proprietà del Teatro “Riccardo Casalaina” e di altri beni situati nel territorio comunale. Solo un compromesso ha salvato il Municipio di Novara dall’alienazione di altri beni comunali.
L'idioma
Novara e le sue frazioni, legate dallo stesso “idioma”, il Gallo italico, una lingua ancora viva che trae origine dalle migrazioni delle guarnigioni militari lombarde in Sicilia, intono all’anno Mille al seguito della regina Adelasia del Monferrato, che in Sicilia conta numerose “isole linguistiche Gallo italiche”, tra cui primeggia l’originario territorio di Novara di Sicilia. Comune che nei primi decenni del 900 contava ben 10mila e 500 abitanti (adesso ne ha un migliaio, così come Fondachelli Fantina, ed entrambi sono in testa alla classifica dei centri che si spopolano di più in Italia). Il calo progressivo, divorato dal flusso migratorio verso l’America (ben 900 famiglie, tra le due guerre, per fame emigrarono Oltreoceano) mentre altre, nel dopoguerra, specie dal 1950, si spostarono verso il Settentrione e all’estero, per lavorare nelle miniere di tutta Europa e prima ancora nei lavori del traforo del Sempione.
Le lotte di Fantina e Fondachelli
All’emorragia della popolazione contribuì l’autonomia ottenuta dalle frazioni di Fondachelli e Fantina, che dal 20 giugno 1950 costituiscono un Comune autonomo che ha assunto nome e denominazione dall’unione degli stessi toponimi, Fondachelli-Fantina, distinti solo dal caratteristico tratto di unione, che da allora continuano a restare – per la notevole distanza geografica e per la conformazione del territorio esteso ai margini della vallata attraversata dal torrente Patrì – due agglomerati urbani separati, a se stanti, tanto che la divisione non è solo geografica. Non è un mistero, infatti, che nell’altra metà del territorio comunale, la parte che rappresenta Fantina, non si sono mai sopite le aspirazioni autonomistiche che si risvegliano ad ogni appuntamento elettorale. Non è campanilismo. Solo desiderio di riscatto per un territorio, quello di Fantina, martoriato dalle alluvioni: l’ultima devastante del gennaio 1973, che causò, morti e devastazioni, al punto da provocare un esodo della popolazione residente che si è dispersa tra Rodì. Terme Vigliatore, Barcellona e persino Trappitello, la frazione di Taormina dove si è stabilita una autentica colonia di fantinesi alla ricerca di riscatto. Quello che ha sempre distinto la popolazione di Fondachelli Fantina nelle lotte per ottenere l’autonomia da Novara è stato infatti l’orgoglio di un popolo laborioso che conserva le sue tradizioni. Un popolo che ha condotto dal dopoguerra una lotta sociale di straordinaria intensità per affrancarsi dal Comune di Novara, dove gruppi sociali borghesi tenevano in scacco, facendone merce di scambio, i diritti sociali delle popolazioni delle frazioni. Prima dell’autonomia, la popolazione di Fondachelli e Fantina ha lottato duramente contro quella che gli stessi abitanti delle frazioni che consideravano la dominazione “oppressiva” di Novara.
Caos nel dopoguerra
Nell’immediato dopoguerra, a Novara, si verificarono tumulti, causati dalla mancata e non equa distribuzione dei viveri inviati dagli americani e gestiti dall’Ammasso. Per quella scandalosa gestione di cui erano unici responsabili, delle ruberie che si erano verificate, gli amministratori dell’epoca, scoppiò la rivolta. Ai novaresi lasciati in povertà si unirono le popolazioni dei villaggi, prime fra tutti quelle di Fondachelli. I manifestanti assaltarono dapprima il Municipio e poi saccheggiarono il circolo dei cosiddetti nobili. Fu un episodio eclatante a cui seguirono arresti. All’assalto parteciparono anche le donne, sopratutto quelle di Fondachelli, che ebbero un ruolo rilevante. Quelle finite dietro le sbarre furono rinchiuse nell’antico carcere femminile di Milazzo. Donne che anche dalle celle continuarono a protestare, al punto da suscitare l’interesse per le cronache locali dell’epoca. Donne che hanno dimostrato emancipazione in un’epoca buia della nostra democrazia. Solo adesso tra i due Comuni regna una pace “armata”.