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C'è anche Noemi, una messinese nel team di ricerca sugli anticorpi Covid

L’avventura della giovane al Mada Lab è cominciata l’anno scorso, durante l’acuirsi della pandemia, dopo aver concluso a marzo 2020, il dottorato in Scienze della Vita all’Università di Siena. Prima la laurea a Messina, in Tecniche di laboratorio biomedico

C’è anche una messinese all’interno del team italiano che si occupa della ricerca sugli anticorpi monoclonali contro il virus Sars-CoV-2 a Siena. Il suo nome è Noemi Manganaro, ha 34 anni e lavora come ricercatrice postdoc nel “Mad” (Monoclonal antibody discovery) Lab della Fondazione “Toscana Life Sciences”. Tale laboratorio, diretto dal professore e microbiologo Rino Rappuoli, ha il merito di aver isolato dal sangue dei pazienti convalescenti, un anticorpo monoclonale molto potente, il Mad0004J08, efficace anche contro la variante inglese e i virus che contengono le mutazioni chiave delle varianti sudafricana e brasiliana. Un risultato molto importante, che permetterà di aprire nuove frontiere nella lotta contro il Covid-19, in concomitanza all’utilizzo dei vaccini.

«Gli anticorpi – spiega Noemi – non sono un’alternativa ai vaccini, perché proteggono il paziente solo nell’immediato e l’effetto svanisce in breve tempo, entro 6 mesi. Possono essere impiegati come strumento di prevenzione nei confronti di soggetti a rischio o come terapia, qualora si contragga il virus. Attualmente è in corso la fase 1, che prevede la sperimentazione clinica su 30 volontari sani, all’Istituto “Lazzaro Spallanzani” di Roma e all’interno del Centro di ricerche cliniche di Verona, con l’obiettivo di verificare l’assenza di effetti collaterali». Successivamente, i test riguarderanno centinaia di pazienti affetti da Covid-19 e i risultati saranno decisivi per ottenere l’approvazione dell’utilizzo dell’anticorpo Mad0004J08 a scopo terapeutico.

La sua capacità di neutralizzazione inoltre è molto alta e per questo motivo sarà possibile somministrare un dosaggio inferiore rispetto alla norma, attraverso una semplice iniezione intramuscolare, con minori disagi per pazienti e strutture ospedaliere. Un segnale di speranza, per vedere finalmente la luce, a cui la nostra concittadina ha contribuito attivamente. L’avventura della giovane al Mada Lab è cominciata l’anno scorso, durante l’acuirsi della pandemia, dopo aver concluso a marzo 2020, il dottorato in Scienze della Vita all’Università di Siena. «Sono arrivata qui 6 anni fa, con l’obiettivo di conseguire la laurea magistrale in Biologia sanitaria – ricorda la ricercatrice – dopo essermi laureata a Messina in Tecniche di laboratorio biomedico, e aver lavorato a Trapani in un laboratorio di analisi. Ho scelto Siena perché sono sempre stata innamorata della Toscana e perché qui c’è una tradizione antichissima nel campo della ricerca».

Poi è stato il turno del dottorato e del ruolo di ricercatrice postdoc alla Tls: «Purtroppo, ho iniziato il percorso di dottorato – rivela la messinese – ad un’età maggiore rispetto alla media, perché quando ho cominciato la magistrale avevo già 27 anni. Questo però non mi ha impedito di raggiungere i risultati che volevo ed è la dimostrazione che se ci si impegna, non è mai troppo tardi per inseguire le proprie passioni». E oggi Noemi svolge una professione che ama e che la rende orgogliosa: «È un lavoro molto particolare, che riesce a stupirmi ogni giorno – commenta –. Sapere infatti che una scoperta può contribuire a curare una malattia e salvare delle vite, mi riempie di gioia». La sua città le manca, ma non avrebbe potuto offrirle il futuro che sognava: «Amo Messina – conclude la ricercatrice – e mi dispiace che non si investa abbastanza nella ricerca...».

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