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"Silvia Romano vittima di sessismo ma i suoi rapitori hanno sfregiato il nome dell’Islam"

L'autrice di questo intervento è Iman Sadeq è nata in Italia con origini italo-marocchine. Studia giurisprudenza all'Università di Messina

Iman Sadeq

Siamo nel 2020 e nel bel mezzo di una pandemia e di un’emergenza senza eguali, che dovrebbe alimentare solo il nostro senso di solidarietà, di umanità, di fratellanza, ma ci si è ritrovato il modo di far uscire la propria disumana superficialità, inettitudine, zero empatia.

Oltre a ciò, non si è mancato di evidenziare il nostro gigantesco problema contro le donne e contro il proprio essere, oltre al sessismo e all’islamofobia dilagante.

Lasciatemi dire che forse il dramma di questa vicenda è realizzare che qualsiasi scelta faccia una Donna, verrà sempre e comunque messa in discussione e resa oggetto di contestazioni. Coperte o scoperte, indipendenti o meno, casalinghe o con carriere decennali, plurilaureate o diplomate poco importa, si troverà sempre, in ciascun ambito, il modo di criticare la propria scelta in quanto donna.

Cara Silvia Romano, da musulmana italiana: mi auguro che tu possa trovare e seguire la vita che ti rende più appagata come donna, come cittadina italiana, come persona; ma auspico anche che nel caso tu scegliessi di continuare a sentirti di fede musulmana, di abbandonare quanto hai appreso in quei luoghi e da quei disumani, perché loro stessi hanno sfregiato il nome dell’Islam e proprio loro hanno abusato della tua libertà e hanno messo in pericolo la tua vita, l’elemento più sacro per la fede musulmana.

#lasciatecilibere

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