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Quarantena - 15 Aprile 2020: Parzialmente Soleggiato

Il "diario della quarantena" di Cristina Geraci, ogni giorno sulla Gazzetta del Sud i giorni di isolamento visti da una studentessa universitaria di Messina

Sveglia ore: 8:30
Dopo un'attenta valutazione, da parte di tutti i membri della mia famiglia (esclusa me, ovviamente), oggi, dopo ben 38 giorni d'isolamento, la giuria ha scelto di mandare me in trincea. Oggi è toccato alla sottoscritta, me medesima, Cristina Geraci, andare a fare la spesa.

Non faccio parte della porzione di giovani che scalpitano, vogliosi di aria e libertà, sono molto meno irrequieta degli altri, anche se piacerebbe anche a me, come tutti, poter tornare alla normalità il più in fretta possibile.

Mi definisco molto più "quieta" e forse un po' più "responsabile", sicuramente molto più "pigra" degli altri, ma durante questo periodo non ho mai avuto voglia di uscire, considerando che ho sempre pensato che quello che avrei trovato fuori casa sarebbe stato un episodio di Black Mirror. E così è stato, più o meno.

Diciannove gradi ben percepiti, la possibilità di poter indossare un giubotto leggero e non più il cappotto, la batteria della macchina non ha dato problemi, e si va , direzione supermercato. Mi aspettavo sicuramente meno gente in giro, meno gente in macchina ai semafori, meno gente fuori dal supermercato per fare la fila.

È stata una fila composta, tutti mantenevano la distanza di sicurezza , credo, non so orientarmi ad occhio su quanta distanza ci fosse in realtà tra le persone in fila. Fuori dal supermercato c'era una commessa, con mascherina e guanti, a dare il via libera alle persone per entrare e uscire, uno alla volta. Prima di entrare chiedeva a tutti quante cose dovessimo comprare, nel caso in cui fossero pochi i prodotti che le singole persone dovevano comprare, li prendeva direttamente lei all'interno del supermercato, evitando di "creare assembramento inutile".

Inutile descrivere le occhiatacce che lanciava a chi "devo comprare solo 150 etti di prosciutto". Arriva il mio turno, mostro la MAGNA CARTA (alias lista della spesa) scritta da mia mamma e finalmente entro. Carrello, lista a portata di mano, decido di sbizzarrirmi nella scelta di patatine e biscotti vari, avvalendomi del sacrosanto diritto di infrangere ogni tipo di alimentazione sana visto il periodo, mi reco alla cassa, pago, esco, torno a casa.

Niente di troppo emozionante, le gesta dell'eroina Cristina che giorno 15 Aprile 2020 durante la pandemia Covid-19 decise di andare a fare la spesa non saranno ricordate, e io non posso dire che la famosa "ora d'aria" che vanno tutti cercando mi sia realmente piaciuta.

Considerazioni che ho tratto da quest'esperienza:le mascherine e i guanti sono scomodi e portano caldo; a Messina alcune persone nascono con delle vie aeree speciali, non naso e bocca, quelle sono solo protuberanze che abbelliscono il viso, ma delle speciali parti del corpo che si trovano sul collo, come se fossero delle branchie, tant'è vero che la mascherina va indossata da queste persone non appoggiandola su naso e bocca, ma dal mento fino a giù per tutto il collo; Se veramente ci dovesse essere la possibilità di uscire quest'estate, con le mascherine, penso che saranno registrati numerosi collassi, dato il caldo che portano.

Non riesco a spiegarmi come possa la gente chiamare "ora d'aria" questa tortura, una volta tornata a casa ho tirato un respiro lunghissimo prendendo tutta l'aria che mancava dalla mascherina Fpp56785910012 non lo so, e ho subito tolto i vestiti che indossavo, in quanto mia madre li ha reclamati per poterli bruciare in modo disinvolto. Una gran bella storia quella della spesa durante la quarantena.

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