«Milano è una città fantasma. Quando vedi piazza Duomo deserta capisci che è successo qualcosa di veramente grave». Claudia Russo, Digital Pr & Content Creator, a Milano dal 2011 racconta come si vive in giorni di coronavirus nella città motore dell'Italia. «Vedendo foto di discoteche stracolme e aperitivi in centro, mi sembra che siano stati proprio i giovani gli ultimi a rendersi conto della gravità del problema - sostiene Claudia -. E mi dispiace, perché sono i più informati e lo hanno sottovalutato». A Messina vive la sua famiglia, che le ha chiesto di tornare, ma lei con grande senso di civico ha preferito restare: «Chi è scappato affollando i treni è un irresponsabile». L'emergenza coronavirus a Milano è scoppiata a metà febbraio, nei giorni della fashion week, evento di importanza mondiale: «Secondo me - aggiunge - era quello il momento di bloccare tutto, come ha fatto Armani che ha mandato in streaming la sua sfilata senza pubblico per evitare assembramenti». Tommaso Cannata, imprenditore della ristorazione, racconta la vita di ogni giorno: «In strada non ci sono più neppure i senzatetto. Mai sentite così tante sirene come in questi giorni, ormai si lavora solo a domicilio, per avere la spesa a casa le persone aspettano anche tre o quattro giorni, davanti ai grandi supermercati puoi trovare anche un chilometro di fila. Noi operatori abbiamo inoltrato raccolte firme alle istituzioni, servono interventi forti per salvare le aziende. Neanche io ho pensato di lasciare Milano, a Messina mio figlio segue l'altro negozio». La modella messinese Sonia Stracuzzi ha iniziato a percepire la gravità del problema durante uno show room da Moschino: «Clienti, venditori, ospiti indossavano già le mascherine - rivela -. Da lì, prima in modo graduale e poi di botto, è stato cancellato tutto, i danni sono incalcolabili, ma ora bisogna pensare solo alla salute della persone. Mi auguro che tutti seguano le disposizioni mediche e che finisca come in Cina, dove stanno per vincere la guerra contro il coronavirus». Elisabetta Colonese è un medico, libero professionista ed anche lei è molto preoccupata: «Lo sviluppo di questa pandemia è un incognita, nessuno sa cosa accadrà. La cosa più brutta di questi giorni è il decesso di tante povere persone che sono morte sole, senza il conforto dei propri cari». Gianluca Mobilia, titolare di un'agenzia di organizzazione grandi eventi, racconta di essersi fermato prima del decreto Conte: «Abbiamo tanti clienti in Cina, dove il coronavirus è arrivato prima, da loro abbiamo capito la gravità del problema e già dal 24 febbraio eravamo in smart working lavorando da casa - spiega -. Speriamo che in futuro le aziende abbiano dei budget per riposizionarsi, oggi tutto è irreale». A Messina vive il papà di Gianluca, ad Ascoli è tornata per ora la moglie Cecilia Capriotti con la figlia Mariaisabelle. «Ai miei dico sempre di restare a casa, fino a questo momento il centro-sud ha retto, speriamo continui così».