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Commemorazione dei defunti, i “motticeddi” e la frutta di martorana nella tradizione messinese

Per la “saggezza popolare”, quando s'affaccia novembre è già inverno, Pi Motti a nivi arret-i potti.

Ma oggi come oggi, ben lo sappiamo, qui da noi in riva allo Stretto, così non è proprio. Altro che inverno… anche in passato, a dire il vero, per il giorno dei morti novembre ci ha spesso regalato scampoli di bella stagione, propiziando la rituale visita al Gran camposanto.

L'usanza di commemorare i defunti il 2 novembre, scrive la Gazzetta del Sud in edicola, è molto antica, ed è ancor viva più che mai. Svanita è invece una tenera tradizione al giorno dei morti strettamente legata.

I morticini, si diceva un tempo ai bambini la vigilia di tal giorno, stanotte verranno a trovarvi. Vengono da lontano e saranno stanchi, stanotte, e avranno tanta sete. Lasciate allora, accanto al vostro lettino, un bel bicchiere d'acqua. Assetati come sono, lo vuoteranno d'un fiato e, vedrete, vi ringrazieranno.

Appare chiaro il valore simbolico dell'acqua - elemento vitale per eccellenza - che avidamente i morticini bevono. “I motticeddi - rammentavano le nonne ai nipoti - iannu sempi siti”.

I bambini sono in piedi all'alba. Il bicchiere è vuoto, e lì vicino ecco i regali: i giocattoli, naturalmente quelli che sognavano, e i dolcetti, la frutta martorana, che un tempo si vedeva nelle vetrine delle pasticcerie solo per le ricorrenze dei defunti, i scaddillini messinesi, dal tipico aroma dei chiodi di garofano, a guisa di “ossicini”.

E loro, i bambini, felicissimi. Gli occhi sgranati contemplano i sospirati regali ricevuti e assaggiano tutti i dolcetti, i motticeddi e anche gli altri, possibilmente al cioccolato.

Infanzia beata! “Il viso dei bambini addormentati”, scrive Bela Just nell'ispirato suo romanzo Gli Illuminati, “è così calmo, così beato: perché non sanno ancora nulla”. E aggiunge: “Anche il viso dei morti è calmo e beato: perché ormai sanno tutto”.

Impazienti, i bambini vogliono uscire, sono ansiosi di mostrare i regali avuti dai morticini agli amichetti, che mostrano orgogliosi i regali a loro volta ricevuti… Momenti d'incontenibile gioia che si ripetevano di anno in anno.

Di tutto ciò, solo il ricordo. Tempi nuovi, adesso, in omaggio alla globalizzazione tanto celebrata, alla modernità dilagante e assai spesso malintesa. Guardare al passato - spiegano i saggi - ormai conta poco, anche se stanno là le nostre radici. È anche giusto - ammoniscono - rinunciare almeno un poco alla propria identità; è un prezzo da pagare. Alla fin fine siamo cittadini del mondo. Viva Hallowen... ma fino a un certo punto.

Quando i bambini trepidanti aspettavanoi regali... sotto il letto

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