«Se mi offrissero uno stipendio maggiore non avrei comunque dubbi e in Italia non tornerei». Il medico Davide Conti vive da 9 anni in Nuova Zelanda e non prova nessun rimpianto: «Sono originario di Tripi, e lo dico con orgoglio, anche se poi con la mia famiglia ci siamo spostati a Messina dove ho frequentato le scuole medie, le superiori, e infine l'Università». E l'idea di andare fuori è cominciata a maturare già dal primo anno universitario.
«Nel 2005 ricordo che ho partecipato ad una conferenza a Berlino e lì ho potuto notare che agli studenti veniva data la possibilità di fare progetti di ricerca. Tornai letteralmente estasiato e chiesi ad un mio professore se era possibile fare la stessa cosa qui e mi offrì come volontario. Ricordo che lui mi guardò con aria di disappunto e mi chiese chi me lo faceva fare. Bastarono quelle poche parole per farmi capire che la mia visione accademica era completamente distante dalla sua». Dopo la laurea il giovane non tentò nemmeno di cercare lavoro e partì all'avventura: «Feci un biglietto solo andata che mi costò 20 euro e arrivai a Dublino».
Dopo tre anni però arrivò il momento di spostarsi e respirare un' aria diversa: «Inizialmente ero attratto dall' Australia, poi ho preferito cogliere l'opportunità della Nuova Zelanda prospettatami da un'agenzia, dove inizialmente sono arrivato con un contratto e un visto di sei mesi. E mi hanno proposto di restare».
Il medico messinese, consapevole delle difficoltà che incontra chiunque voglia andare all'estero, ha creato nel 2010 un gruppo di supporto “Doctors in fuga” che ospita quasi 40 mila iscritti: «Già quando ero in Irlanda sono stato contattato da diversi medici e studenti di medicina italiani che chiedevano delucidazioni e così è nato questo progetto. E alla fine chiunque aveva e ha qualcosa da dire lo condivide in questo spazio ed è di aiuto».
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