«Eccellente ricercatrice che ha accettato i piccoli consigli di chi ha qualche anno in più. Andare fuori non è mai semplice, perché bisogna mettersi in discussione e accettare i momenti di insuccesso che spesso accompagnano questi percorsi. Lei non solo ha accettato la sfida con grandi sacrifici ma ha saputo rispondere in maniera positiva». Francesco Squadrito, professore ordinario di Farmacologia, non ha dubbi su Natasha Irrera, che con grande passione e tenacia ha creduto nel suo sogno maturato a Messina.
«Sono figlia di un messinese e di una brasiliana - racconta Natasha -, quindi di due culture. Mi sono appassionata alla Farmacologia durante le lezioni all'Università. Poi, sono stata attirata dalla ricerca e ho capito che la mia strada poteva essere questa, perché avevo voglia di studiare e scoprire nuovi orizzonti». Una laurea in Biologia, un dottorato di ricerca in Scienze biomediche, cliniche e sperimentali e una bella esperienza all'estero, in un periodo non facile della sua vita per la perdita prematura del papà che l'ha sempre sostenuta: «Incoraggiata da quello che considero un padre scientifico, il professor Squadrito, ho fatto un periodo di ricerca, 8 mesi, negli Usa, al “New York Langone medical center”. E lì ho avuto modo di confrontarmi con il professore Bruce Cronstein che si occupa di recettori adenosinici, perché la mia tesi si incentrava su questi ultimi e sul farmaco polidesossiribonucleotide “Pdrn”».
Un'esperienza fruttuosa perché la giovane non solo ha scritto un capitolo di un libro con il professore americano ma è nata una importante collaborazione con un gruppo di cardiologi.
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