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“Fantasia, genio e la forza di una famiglia”, Anna Fendi ospite a Messina

Anna Fendi

Se si parla di Anna Fendi è vietato parlare al singolare. La sua, infatti, è la grande storia un'azienda di famiglia, anzi sarebbe meglio dire di una “famiglia-azienda” che ha conquistato il mondo.

Sarà lei l'ospite d'onore del Premio nazionale di moda Madama, ideato dai giornalisti messinesi Massimiliano Cavaleri e Patrizia Casale, che si terrà giovedì prossimo 21 marzo, alle 20, al Palacultura di Messina.

Educate fin da piccole da mamma Adele e papà Edoardo alla disciplina, al sacrificio e soprattutto ai grandi valori familiari, Anna, Alda, Carla, Franca e Paola hanno reso il marchio Fendi, uno dei più apprezzati di sempre del made in Italy, famoso in tutto il mondo.

Cinque sorelle, ma soprattutto cinque artiste diverse e complementari, come le dita di una stessa mano. La “loro” storia è iniziata in quella che era la pellicceria di famiglia.

Un'azienda che andava bene, ma che aveva una connotazione marcatamente commerciale che stava stretta ad una giovanissima Anna Fendi quando, all'età di 17 anni, alla morte del padre, intellettuale dell'epoca, si trovò a dover aiutare la mamma negli affari di famiglia.

Anna comprese fin da subito che per andare avanti su questa strada doveva dare più spazio alla creatività in azienda. E così fece, in una scalata straordinaria fatta di tanta fatica, qualche sofferenza, ma soprattutto tanto meritato successo. Anna Fendi, 86 anni il prossimo 23 marzo, storica collaboratrice di Karl Lagerfield, per quasi trent'anni è stata la diretta responsabile e coordinatrice della progettazione di tutte le collezioni Fendi, della linea pret à porter e delle numerose licenze legate al marchio e designer degli accessori e della linea Fendi casa.

La sua carriera, iniziata nella boutique di accessori in pelle e guarnizioni in pelliccia aperta dai genitori nel 1925. Ha segnato una vera rivoluzione in tutto il settore pelletteria e accessori contribuendo con la sua creatività alla caratterizzazione di nuove linee sia nelle lavorazioni che nei materiali.

Nel 1970 viene presentata per la prima volta la collezione Fendi (al Pitti di Firenze e poi a Milano), suscitando grande ammirazione e interesse nel mercato americano e in quello giapponese. Si impone nel mondo della moda il logo rappresentato dalla “doppia effe”, che diventa marchio inconfondibile di pellicce, borse e accessori innovativi e di qualità.

Come responsabile dell’ufficio stile e produzione è protagonista della continua ricerca e sperimentazione di materiali e lavorazioni e della costante anticipazione di linee e design che hanno permesso a Fendi di operare una vera e propria rivoluzione nei tessuti, nei colori, negli stampati del settore della pellicceria, del capospalla, delle borse, degli accessori, attraverso tecniche e leggerezze inedite.

Nel 1993 viene affiancata dalla figlia Maria Silvia, ideatrice della celebre Baguette. Una collaborazione importante che segna la continuità familiare e introduce in azienda la terza generazione.

Nell’ottobre 2011 è stata la prima donna italiana a ricevere a Washington il prestigioso premio IWF Hall Of Fame, assegnatole per il costante impegno nella promozione del bello e del made in Italy. Anna Fendi oggi è un'imprenditrice che si occupa in particolare di interior design e cura della tavola, ma anche una mamma, una nonna e una bisnonna presente nella vita delle sue tre figlie, Silvia, Ilaria e Maria Teresa avute col compianto marito Giulio, e dei suoi dodici nipoti.

A mantenere il legame con la sua famiglia presso l'azienda Fendi, dopo la fusione con Louis Vuitton avvenuta nel 2001, c'è tutt'oggi sua figlia Silvia Venturini, alla quale ha lasciato le redini del reparto creativo e che ha lavorato a fianco di Karl Lagerfield fino alla sua recente scomparsa come responsabile degli accessori e delle linee uomo e bambino.

Come sono stati per lei, all'epoca giovanissima, i primi anni in azienda?

"Mia mamma, grande lavoratrice e donna di gran gusto, era l'anima dell'azienda e ci ha affidato da subito l'intero lavoro, mantenendo però inizialmente il controllo di tutto. Ci diede subito grande responsabilità e fiducia. Ci diceva sempre che un errore era ammesso, due no. Per non deluderla io e le mie sorelle lavoravamo anche di notte. Con molto coraggio abbiamo deciso presto di puntare su un mercato internazionale. Abbiamo cominciato dalla trasformazione delle pellicce, rendendole più leggere ed eliminandone l'ostentazione, dunque sdrammatizzandole. Da lì cominciammo ad appassionarci davvero".

Di recente il mondo della moda è stato sconvolto dalla scomparsa di Karl Lagerfield, suo storico collaboratore, ma anche caro amico. C’è un'immagine storica che vi ritrae mentre ballate un valzer. Com'è stato lavorare con lui per così tanto tempo?

"Quello con Karl Lagerfield fu il più lungo matrimonio della storia della moda. Lui amava molto la professionalità. Era molto severo con sè stesso e coi suoi collaboratori. Guardava sempre al futuro. Noi abbiamo subito compreso che era un genio, temevamo soltanto che fosse troppo avanti per essere compreso dai compratori. Lo abbiamo sempre appoggiato, anche nelle cose che sembravano più assurde, ed è stato subito amato dal pubblico di tutto il mondo. Il suo genio vivrà per sempre".

Nel 1988 un'esposizione storica di suoi modelli alla Galleria d'Arte Moderna come fossero opere d'arte: fu un evento "rivoluzionario" e che suscitò particolare clamore perché in un certo senso la moda entrava per la prima volta in un museo, come la presero gli intellettuali?

"Direi non bene. L'evento fu curato in modo particolare da Karl con mia sorella Carla. Ci fu una interpellanza in Senato in quanto alcuni intellettuali del tempo ritenevano che il tempio dell'arte fosse stato in qualche modo 'profanato' dalla moda, ma il successo di pubblico fu tale che la mostra fu persino prorogata. Fendi aveva aperto il connubio moda e arte".

Sua figlia Silvia Venturini è direttore creativo di Fendi oggi: l'azienda, ceduta anni fa, continua ad avere l'impronta della sua famiglia...

"Assolutamente sì e ne sono molto orgogliosa. Silvia è cresciuta in atelier, anche perché era l'unico modo per stare insieme. Karl Lagerfield l'ha conosciuta quando era solo una bambina. Ed è stato bellissimo vederla portare avanti la nostra collaborazione con lui e il cammino di Fendi nel mondo della moda.

Ci sono quattro parole che iniziano per “R” che le stanno particolarmente a cuore e sono Roma, Radici, Ruoli e Ricerca. Perché?

"Sì. Roma perché è stata la prima a credere in noi e noi non l'abbiamo mai tradita. Radici perché significa famiglia, che è stata la mia forza. Ruoli perché l'organizzazione e la divisione dei ruoli con le mie sorelle in base alle predisposizioni di ciascuna di noi è stata determinante. Ricerca perché alla ricerca della bellezza abbiamo dedicato la vita intera".

Quando ha capito che avevate davvero raggiunto il successo?

"Nel 1976 abbiamo conquistato il mercato americano e dunque quello mondiale. Da allora, io e le mie sorelle abbiamo iniziato ad essere inseguite dai fotografi per strada. Ricordo che quando ho visto la prima carica di “flash” delle macchine fotografiche su di noi ho pensato a mia madre, che stava già molto male, e a mio marito, scomparso prematuramente. Quanto avrei voluto condividere quel momento con loro, che sono stati determinanti per la conquista di un successo tanto faticato! La’ comunque ho capito che i riflettori si erano davvero accesi su di noi".

E quei riflettori sul nome Fendi non si sono mai più spenti.

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