La sua sveglia suona all’alba. Il primo pensiero dopo il caffè corre ai figli: Riccardo e Giulio. E poi subito di corsa in laboratorio tra i fornelli a preparare manicaretti. Valeria Leotta, l’idea di starsene con le mani in mano, per via del suo temperamento energico, non poteva prenderla in considerazione ed così che si è inventata un mestiere traendo linfa dalle sue origini sicule. «Mio marito Giuseppe lavora fuori da dieci anni – ha raccontato –, il trasferimento non è mai arrivato così ad un certo punto abbiamo deciso di ricongiungerci e anche se a malincuore ho lasciato Messina e tutto quello che in questi anni abbiamo costruito, casa compresa». Le scelte ovviamente comportano sempre delle conseguenze e la giovane era consapevole che trovare lavoro non sarebbe stato semplice , ma non si è data per vinta: «Tra qualche giorno festeggerò i 40 anni e per il mercato del lavoro sono “fuori” adesso, e lo ero anche quando sono arrivata qui quattro anni fa. Tutti si limitavano a dirmi che avevo un bel curriculum, opportunità però non se ne vedevano. Dopo tanti colloqui in cui mi sono allenata a chiedere invano mi sono dedicata ai miei lavori di cucito, in onore degli insegnamenti di mia nonna, sarta e ricamatrice bravissima, da cui carpivo tutti i segreti solo osservandola, anche se alla fine mi sono formata soprattutto per via della grande passione che ho sempre coltivato quasi per gioco». E tra il taglio , il cucito e le spagnolette, gli occhi curiosi di Valeria erano puntati sulla cucina: «Nonna aveva un ristorante a Castanea e mamma che di professione fa la maestra mi ha insegnato a cucinare come si fa nelle trattorie. E ancora oggi anche se è lontana la interpello per chiedere consigli». E quel bagaglio di conoscenze, di rituali e segreti, che un tempo si tramandavano più facilmente di generazione in generazione sarebbero diventati un prezioso tesoro: «Alla fine la Sicilia che è in me è venuta fuori. Inizialmente ho sperimentato a casa per un anno e facevo assaggiare tutto quello che preparavo ai miei amici, poi ho deciso di buttarmi a capofitto in questa avventura dell’apertura di un laboratorio artigianale da sola, affrontando qualche sacrificio». Tanti i prodotti tipici: arancini, cannoli, mozzarelle in carrozza, paste di mandorle che stanno riscuotendo successo non soltanto tra i siciliani che vivono a Empoli: « I toscani mi hanno riservato una fantastica accoglienza e devo dire che è bello sentire ogni giorno i loro commenti estasiati. L' altro giorno è venuta a trovarmi la sindaca Brenda Barnini che mi ha fatto tanti complimenti non soltanto perché le sono piaciuti gli arancini di cui aveva sentito parlare ma perché ha ammirato la mia forza di volontà» . Una piccola oasi di 47 mq, “Arancinando Empoli”, con un logo emblematico, la nostra Regione e dietro un arancino con la coppola rappresenta anche una lezione da trasmettere ai figli, soprattutto a Riccardo che con la super mamma si ritrova a far i compiti proprio in “bottega”: «Mi sono reinventata facendo soprattutto iniezione di autostima. E ho cercato di fare qualcosa che mi desse soddisfazioni e la Sicilia è davvero la cosa più importante che ho dentro. E ai miei figli che sprono ad essere sempre positivi insegno che non bisogna mai darsi per vinti e bisogna trovare una soluzione anche quando sembra che non ci sia». L'articolo sulla Gazzetta del Sud - edizione di Messina in edicola.