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Ciccio "b-boy" e i bambini messinesi che ballano sulle difficoltà

Il ballerino Francesco Boncordo

Un bel salto con capriola tra una caduta e l'altra, sacrifici giorno dopo giorno e poi quella cosa che ti riesce strappandoti un grande sorriso.

La break dance è un poco come la vita, ci vuole applicazione, trasporto, ci sono i momenti difficili ma alla fine con impegno si possono anche raggiungere risultati apparentemente insperati. Ed è il messaggio che cerca di trasmettere Francesco “Ciccio-b boy” Boncordo ai suoi piccoli allievi dell'Istituto Sant'Antonio di Messina. Gli “orfanelli”, li chiamano genericamente. Per lui che del ballare ha fatto un lavoro ma anche uno stile di vita, rappresentano uno spazio di “cuore” al quale dedicare tempo e attenzioni. Perché così, magari, possono divertirsi e riempire quelle lacune che fanno subcosciamente male.

Sono bambini e ragazzini di età compresa tra i 6 e i 13 anni, di varie nazionalità, tutti con situazioni difficili alle spalle, soprattutto per quanto riguarda i problemi economici. «Ogni volta che arrivo all'oratorio si sente un grido, è arrivato “b boy” – racconta Francesco –. Quel grido di felicità è un orgoglio per me, immediatamente gli chiedo se sono pronti ad allenarsi? Poi spaccate, qualche numero, tante prove ed abbracci, ci sentiamo uniti come una famiglia. Se capita di vedere qualcuno di loro giù di morale, mi avvicino e gli dico non essere triste, basta un cinque, ritorniamo in “pista” e tutto passa».

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