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Protestano i medici di famiglia, anche a Messina si spengono le luci degli studi

Per richiamare l’attenzione della politica nei confronti delle attività della medicina generale

Aurelio Lembo, segretario provinciale della Fimmg
Aurelio Lembo, segretario provinciale della Fimmg

Anche a Messina arriva la protesta nazionale dei medici di famiglia: oggi (giovedì 15) a partire dalle 17 gli studi spegneranno le luci e accenderanno le candele, come in tutta Italia, per richiamare l’attenzione della politica nei confronti delle attività della medicina generale che è un’impresa a tutti gli effetti, seppure il Governo l’ha dimenticata negli aiuti per la crisi energetica.

“Nella provincia di Messina aderiranno circa il 70% degli mmg - afferma Aurelio Lembo, segretario provinciale della Fimmg, il più importante sindacato della categoria - a livello nazionale abbiamo deciso di non ricorrere a sistemi radicali dato anche il momento di picco dell’influenza stagionale e recrudescenza della pandemia; sono prevalso senso di responsabilità verso i cittadini e gli assistiti”. Ancora una volta la medicina di famiglia viene ignorata nei provvedimenti in discussione a sostegno delle imprese e degli studi professionali per sopperire ai costi del caro energia e dell’inflazione: “Oltre ad essere stata dimenticata nei decreti dedicati al ristoro dei dipendenti pubblici - prosegue Lembo - per i quali è stata prevista un’indennità una tantum nel 2023 come anticipo sul prossimo contratto pari all’1,5 % dello stipendio – la nostra categoria è stata esclusa anche dai provvedimenti del DL Aiuti quater”. Per queste ragioni i medici hanno deciso di dare un segnale con gli studi “a lumicino”: “Accendiamo le candele prima che la medicina generale si spenga e con lei il Ssn”. Il medico di famiglia è a tutti gli effetti un libero professionista convenzionato, assimilabile ad una piccola impresa; e come tale, tutti gli oneri di gestione del proprio studio professionale sono a suo carico, senza poter adeguare le tariffe delle proprie prestazioni, come fanno le altre aziende, ai costi sostenuti essendo un servizio pubblico regolamentato da una convenzione – peraltro ferma al 2018 – con il Servizio Sanitario Nazionale.

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