Uno studio condotto dall’ingegnere biomedico messinese Antonio Briguglio fa un importante passo verso il futuro della protesi d’anca. La ricerca, condotto in 6 anni, ha dimostrato come un intervento chirurgico mininvasivo con una protesi di ultima generazione e un protocollo anestesiologico adattato abbiano dato a più di 20 pazienti la possibilità di alzarsi dopo due ore dall’intervento chirurgico, deambulando a pieno carico sull’arto operato.
La combinazione di questi tre processi è il frutto del lavoro di un’equipe che ha ideato e brevettato un nuovo tipo di intervento chirurgico mininvasivo. Si tratta di una tecnica che risparmia al massimo i tessuti muscolari e ossei preservando le perdite ematiche, accelerando così i tempi di guarigione nel postintervento. Il risultato si ottiene anche grazie a una protesi articolare di ultimissima generazione creata con materiali ricercati tecnologicamente bioattivi e porotici che danno una veloce osteointegrazione all’impianto protesico selezionato con dei calcoli scrupolosi e adattato ad ogni singolo paziente. Infine, è previsto un protocollo anestesiologico che consiste in un blocco selettivo della parte interessata dall’intervento chirurgico: blocco che viene a un’ora e mezza dall’intervento così da poter mettere in piedi e far deambulare il paziente.
Lo studio prevede tutta la procedura in un ricovero in “day ospital”, nel quale il paziente arriva in clinica di mattina e fa rientro a casa nel pomeriggio o in serata. “Immagino che in un futuro prossimo – afferma Antonio Briguglio - il paziente potrà fare tutta la procedura in maniera ancora più veloce così da poter tornare direttamente dalla sala operatoria deambulando autonomamente. Grazie alla robotica e l’ingegneria protesica tra pochi anni le sale operatorie saranno totalmente supportate da robot e ingegneri biomedici per ogni tipo di chirurgia”.
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