Di pari passo. La tempistica dettata dal Governo. La mobilitazione del Fronte del No. Da quando è stato riavvolto il nastro, e il “film” del Ponte sullo Stretto è ricominciato dall’inizio, questa è sicuramente la fase cruciale. Se il Cipess, convocato per la prossima settimana (le sedute dovrebbero svolgersi giovedì 19 e venerdì 20 dicembre, il voto finale atteso per venerdì 27), darà il via libera al progetto definitivo, si raggiungerà quello che l’amministratore delegato della “Stretto di Messina”, Pietro Ciucci, ha definito «il punto di non ritorno». Inizierà, cioè, la fase realizzativa, con la definizione del Piano economico-finanziario dell’opera, e di tutti gli altri interventi connessi, e con l’avvio, nei primi mesi del 2025, dei cantieri preliminari o propedeutici al collegamento stabile. E più si avvicina quel “punto di non ritorno”, più torna a crescere il dissenso di chi è contrario a questa grande infrastruttura. Ieri mattina un gruppo di rappresentanti dei vari Comitati e associazioni “No Ponte” hanno organizzato un presidio, a piazza del Popolo, un po’ per tenere accesi i riflettori, un po’ per annunciare le future iniziative, anche a livello nazionale. Sono intervenuti il segretario provinciale della Cgil, Pietro Patti, il segretario del Pd, Armando Hyerace, la parlamentare del M5S Barbara Floridia, l’ambientalista Anna Giordano, l’ex assessore comunale e promotore del Comitato “No Ponte Capo Peloro” Daniele Ialacqua e altri attivisti. È stato evidenziato che «il popolo del No non è contrario a tutto, ma chiede che le risorse destinate al Ponte vengano utilizzate per opere realmente utili ai territori». E, come sempre accade quando si dice “no a questo, si faccia quello”, la lista delle «cose da fare» è variegata: si parla di crisi idrica, di dissesto idrogeologico, di case e baracche, di strade, autostrade, ferrovie, di sanità efficiente, di messa in sicurezza dei territori. Di tutto e di più. Purché non sia il Ponte.