Una maratona di circa tre ore, conclusasi con l’approvazione del progetto definitivo di attraversamento stabile dello Stretto. La Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, riunitasi ieri in seduta plenaria nella sede del ministero dell’Ambiente, ha dato il “Via” libera, con un elenco di 60 prescrizioni. Ora il progetto sarà sottoposto all’esame del Cipess, il Comitato interministeriale che potrebbe essere convocato prima di Natale, rispettando i tempi indicati per l’avvio della fase realizzativa, prevista per i primi mesi del 2025.
Il responso del Mase In serata la nota diramata dal Mase: «La Commissione tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale ha completato nei termini le proprie attività, approvando il parere di propria competenza sul progetto del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia comprendente il Ponte e i collegamenti stradali e ferroviari a terra. La Commissione si è pronunciata positivamente sulla compatibilità ambientale del progetto, così come integrato con la Relazione del proponente, ai sensi del Dl 35/2023 sul riavvio dell’iter del Ponte nel rispetto delle condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo. Le condizioni – prosegue la nota – riguardano non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino ed agricolo, ma anche aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra, a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni. Si ricorda che l’opera era inserita tra le infrastrutture strategiche già dal 2001 e ha seguito la procedura della Legge Obiettivo».
Salvini e Siracusano Esulta il vicepremier Matteo Salvini, che esprime «grande soddisfazione» e aggiunge: «L'Italia può guardare al futuro». La stessa »soddisfazione» manifestata dalla sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, la messinese Matilde Siracusano: «È una bellissima notizia per l’Italia, per il Mezzogiorno, per la Sicilia e per la Calabria. Non avevamo alcun dubbio in merito a questa decisione. Il Ponte sullo Stretto, oltre ad essere una infrastruttura strategica per lo sviluppo economico e commerciale del Paese, sarà una grande opera “green”, in grado di abbattere emissioni e inquinamento, favorendo una mobilità sempre più sostenibile».
Il portavoce dei Verdi Di tutt’altro tenore la reazione del portavoce dei Verdi Angelo Bonelli: «È incredibile. La Commissione Via, la cui composizione è stata modificata a pochi giorni fa con esponenti di partito, ha dato parere favorevole al Ponte sullo Stretto di Messina! Ora voglio leggere il verbale della Commissione! Se pensano che ci fermeremo... se lo scordano».
L’ad della “Stretto” L’amministratore delegato della “Stretto di Messina”, Pietro Ciucci, definisce quello compiuto ieri «un importante passo avanti per il progetto e la realizzazione dell’opera. La Commissione ha svolto un lavoro straordinario esaminando nei tempi di legge una progetto complesso come quello del Ponte sullo Stretto. Ora il nostro impegno si concentra sulle prescrizioni espresse, che saranno valutate con grande attenzione, ricordando che la progettazione esecutiva per fasi ne agevolerà l’attuazione».
L’Ingv e la polemica A tenere banco nella giornata di ieri anche la polemica che ha coinvolto in prima persona l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dopo l’intervista rilasciata nei giorni scorsi dal presidente Carlo Doglioni. L’Ingv ha pubblicato una ulteriore nota di chiarimento, «con riferimento alle notizie di stampa diffuse in questi giorni in merito alla “realizzazione di attività di studio e ricerca volte alla predisposizione di risposte alle richieste di integrazione istruttorie e documentali formulate dalla Commissione Via-Vas del ministero dell’Ambiente». L’Istituto «chiarisce che il 26 settembre 2024 è stato stipulato con l’Università “La Sapienza” di Roma, per il tramite del Dipartimento di Scienze della Terra, un “Accordo di collaborazione scientifica”, il cui allegato specifica chiaramente che le relazioni tecnico-scientifiche prodotte a valle dell’Accordo sono di esclusiva responsabilità degli autori, ancorché dipendenti dell’Ing, con esclusione di qualsivoglia responsabilità dell’Istituto sul loro contenuto e utilizzo. Pertanto, l’Istituto si dichiara totalmente estraneo a qualsivoglia relazione che, eventualmente firmata da personale dell’Ing, rappresenta solo il pensiero scientifico degli autori, così come disposto dall’Accordo».
L’affondo di Valensise E proprio su questo tema si è pronunciato un ricercatore dello stesso Ingv, tra i massimi esperti sismici italiani, Raffaele Valensise, che ha rilanciato quanto affermato nel corso di un’intervista rilasciata al giornalista Luca Sablone del “Riformista”. «Gli Enti di ricerca – chiarisce Valensise – non sono ministeri, e i ricercatori godono di indipendenza operativa. I loro vertici contrattano con lo Stato o con importanti soggetti privati lo svolgimento di compiti di rilevanza nazionale, ma più spesso i potenziali committenti si rivolgono direttamente a specifici ricercatori con esperienza sul tema di specifico interesse. Ricercatori dell’Ingv hanno collaborato con la società “Stretto di Messina” dai primi anni ’90, fornendo dati di pericolosità e un modello della faglia che ha generato il terremoto del 1908. Un modello che è poi diventato la base dei calcoli di pericolosità “da scenario”, che valutano i caratteri dello scuotimento causato da quell’evento per progettare opportunamente l’opera. Nel 2024 l’elaborazione è ripartita sul tema delle faglie attive e delle deformazioni in atto nello Stretto. L’attività di questi ricercatori non è soggetta a “endorsement” da parte della presidenza dell’Ente ma solo al giudizio della committenza di quegli studi e, a seguire, della Commissione Via-Vas».
«No al catastrofismo» L’Ingv avrebbe dovuto rilasciare un certificato di nulla osta al progetto definitivo del Ponte? Assolutamente no, è la risposta di Valensise, il quale fa riferimento a quanto pubblicato dal circuito mediatico nazionale: «Spiace osservare che un quotidiano come “Repubblica” faccia riferimento a concetti inesistenti. Questa certificazione semplicemente non esiste, né in Italia né altrove; se anche esistesse, a emetterla non sarebbe l’Ingv, un Ente di ricerca di eccellenza ma certo non un’entità regolatoria. Aprire così un articolo su un tema tanto delicato e controverso è un modo per confondere le acque e gettare in politica un dibattito che è doveroso sottoporre all’opinione pubblica, ma a patto di farlo con correttezza. Con i terremoti è facile fare sensazione e spaventare persone e governi; qualche collega purtroppo non resiste alla tentazione di farlo, per acquisire visibilità o altri vantaggi. Un vulnus, per un Paese leader in Europa sui temi della pericolosità sismica e ingegneria sismica».
La faglia di Cannitello È molto netta anche la precisazione nei confronti del presidente Doglioni: «Sostenere che abbiamo agito motu proprio è una falsità che lede gravemente la nostra professionalità, perché tende a sminuire il valore dei nostri risultati e lascia intendere che dall’operazione avremmo ricavato un vantaggio economico. E infine l’indipendenza dei ricercatori implica che non può esistere una “opinione dell’Istituto” a cui adeguarsi, stile “MinCulPop”». E le preoccupazioni sulla questione delle faglie sul versante calabrese e dei movimenti in atto tra Sicilia e Calabria? «I dati geodetici mostrano che i siti scelti per la costruzione dei piloni del Ponte si spostano tra loro di una frazione di millimetro all’anno, sia in verticale che in orizzontale, smentendo anni di vulgata catastrofista basata solo su sensazioni e non su dati. Per molti autori la faglia di Cannitello non esiste, e la sua presunta espressione in superficie è dovuta a fenomeni di abrasione marina diffusi nell’area. Secondo altri esiste, ma è suturata da depositi geologici di età nota, quindi inattiva. Altri ancora la considerano attiva, ma non sono in grado di fornire prove conclusive a riguardo. Comunque la si voglia vedere, prevale il fatto che si tratta di una faglia di dimensioni irrisorie (lunga al massimo 2 chilometri per 500-700 metri di profondità) e come tale incapace di generare terremoti o di produrre rotture di superficie».
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