«Le oltre 600 pagine delle osservazioni rafforzano la tesi già ampiamente documentata secondo cui il Ponte sullo Stretto di Messina rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non compensabile né mitigabile». Lo scrivono le associazioni Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Man e Wwf Italia, insieme con la “Società dei territorialisti”, i “Medici per l’Ambiente-Isde” e i Comitati messinesi “Invece del Ponte” e “No Ponte-Capo Peloro”.
Il fronte ambientalista ha presentato alla Commissione Via-Vas del Mase le nuove osservazioni al progetto definitivo del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, contestando «nel metodo e nel merito» le integrazioni depositate dalla “Stretto di Messina”, nell’ambito delle procedure della Valutazione d’impatto ambientale. Vi hanno lavorato 39 docenti universitari, tecnici ed esperti, secondo i quali «le integrazioni prodotte dalla “Stretto” non rispondono alle segnalazioni critiche formulate dalla Commissione Via-Vas, ma si limitano a tentare di giustificare scelte progettistiche già effettuate nel passato».
Ed ecco i principali punti contestati:
1) «Il lavoro di analisi prodotto dalla “Stretto” contiene un errore eccezionalmente grave, ovvero, la totale assenza di una valutazione della somma che i vari impatti connessi alla realizzazione dell’opera producono. L’assenza del cosiddetto “effetto cumulo” rappresenta una palese violazione della normativa vigente, sia comunitaria che nazionale».
2) «La parte della Vinca-Valutazione d’Incidenza ambientale relativa alle aree sottoposte a vincoli comunitari perché ricomprese nei siti della Rete Natura 2000, è quella forse dove il numero di analisi parziali, omissive e metodologicamente criticabili, appare più evidente anche perché alcune delle compensazioni proposte sono o risibili o non compatibili con le Linee guida dello stesso ministero dell’Ambiente. Viene per altro evidenziato come il progettista dia per scontato autorizzazioni che molti singoli interventi necessitano: nuove captazioni idriche, cave e discariche non sono autorizzabili, se non al termine di specifiche procedure il cui risultato non è affatto acquisito come invece il progetto sembra lasciare intendere».
3) «Il Ponte è un “progetto ideologico”, voluto politicamente, indipendentemente dalla sua utilità e realizzabilità: l’altra palese violazione è relativa alla cosiddetta “opzione zero” che non viene analizzata correttamente, in particolare nel rapporto costi (non solo economici, ma anche ambientali) e benefici tra fare o non fare l’opera. Questa comparazione, se fatta correttamente, avrebbe portato ad una risposta negativa scontata proprio perché l’opera non è mitigabile, né compensabile. Questo per tacere che l’opera, dal punto di vista economico, rappresenta un buco nero nei bilanci pubblici visto che il suo costo esatto resta ad oggi ignoto».
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