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Ponte: scontro su acqua, terremoti, e franco navigabile. La "Stretto di Messina" risponde all'assemblea promossa dal “fronte del No”

Un’assemblea partecipata, quella di “Invece del Ponte”, nel salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, durante la quale i rappresentanti di uno dei Comitati del “Fronte del No” hanno illustrato i contenuti delle osservazioni che verranno inviate alla “Stretto di Messina”. Rilievi fortemente critici riguardanti la documentazione integrativa presentata lo scorso 12 settembre dalla stessa “Stretto”, ai quali la società amministrata da Pietro Ciucci risponde punto per punto.

La questione idrica

“Invece del Ponte” accusa la “Stretto” di aver «ancora una volta dato risposte oltremodo evasive, non concludenti, che rimandano al progetto esecutivo». Significativa, secondo il Comitato, la questione dell’acqua: «Le soluzioni sono solo idee approssimative, senza progetti valutabili, per un assorbimento di acqua di circa il 10 per cento dell’attuale disponibilità idrica a Messina».
E questo è il primo punto al quale replica la “Stretto”: «Per l’approvvigionamento idrico dei cantieri del Ponte sullo Stretto non saranno pregiudicate in alcun modo le forniture delle città di Messina e Villa San Giovanni. Sono stati sviluppati scenari e soluzioni progettuali alternative evidenziando un ventaglio di opzioni a lungo termine che, oltre a soddisfare i fabbisogni del cantiere, potranno servire il territorio una volta completati i lavori. Per la Sicilia, le proposte includono la realizzazione di campi pozzo oppure di impianti di dissalazione per supportare le attività di cantiere, assieme a un sistema di trattamento delle acque reflue. Sul versante calabrese, sono state valutate misure simili, inclusi il potenziamento dei pozzi esistenti e il potenziamento di impianti per il trattamento delle acque». Per quanto concerne il lato Sicilia, prevista la «realizzazione di un campo pozzi nella fascia ionica. In relazione alla potenzialità degli acquiferi, a valle della ricerca idrica, si potrà eventualmente limitare l’intervento a due (Fiumara d’Agrò, Pagliara) o tre campi pozzi (Fiumara d’Agrò, Savoca, Pagliara). Inoltre, la realizzazione dorsale di collegamento tra i serbatoi Tremonti e Torre Faro, con relative bretelle di alimentazione dei cantieri. L’obiettivo è di ridurre al minimo l’approvvigionamento esterno attraverso modelli che quantificano la riduzione dei volumi di acqua necessari. Le analisi, supportate dai dati aggiornati, hanno evidenziato fonti di approvvigionamento sostenibili come il riutilizzo delle acque reflue degli impianti di depurazione di Cannitello in Calabria e di Mili Marina in Sicilia. In totale, con gli interventi proposti sul versante siciliano, oltre a soddisfare la richiesta idrica dei cantieri, si prevede un surplus minimo di circa 30 l/s di risorsa idropotabile durante i lavori, e un surplus di circa 100 l/s al termine delle attività di cantiere. Sono state inoltre implementate soluzioni progettuali innovative per il recupero delle acque reflue civili e meteoriche, consentendo una significativa riduzione del fabbisogno idrico dei cantieri e un minore impatto sulla rete idrica locale».

La questione sismica

Il Comitato “Invece del Ponte”, come hanno ribadito gli ex assessori comunali Signorino e Cucinotta ed Elio Conti Nibali, giudica «irresponsabile l’ipotesi di costruire il Ponte su faglie attive e capaci, indicate tali dallo stesso progetto». Ed è intervenuta anche la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, la quale ha informato «dell’enorme lavoro che il suo Comune sta producendo riguardo le osservazioni da presentare alla Commissione Via, in particolare riguardo la questione della faglia di Cannitello». E, a questo proposito, la sindaca ha sottolineato «la “pochezza” dei documenti presentati dalla società Stretto, e l’assoluta mancanza di sensibilità nei confronti dei territori interessati e delle loro comunità», ribadendo «l’importanza della partecipazione attiva di cittadini, associazioni, movimenti, partiti politici di tutte le estrazioni».
Ed ecco la replica della “Stretto”, in particolare relativamente alla faglia sul territorio di Villa: «Per gli aspetti geologici e sismici il progetto definitivo è corredato da oltre 300 elaborati geologici frutto di nuova e più ampia documentazione a varie scale grafiche, realizzata con l’ausilio di circa 400 indagini puntuali, tra sondaggi geologici, geotecnici e sismici. Tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto di Messina sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese. I punti di contatto con il terreno dell’opera, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive. Il posizionamento della torre lato Calabria con la “Fascia a cavallo di faglie attive e capaci”, non è supportato da alcuna prova né indagini sul sito. Abbiamo risposto alla osservazione del Comune di Villa S. Giovanni e dell’ing. Nuvolone, in merito a tale presenze di faglie attive e capaci. Tale presenza è stata di fatto smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’opera, da parte del progettista. Viene anche spiegato che i modelli analogici dell’attività tettonica nello Stretto, ottenuti simulando l’attività della faglia che ha generato il terremoto del 1908, hanno dimostrato quanto già sostenuto nel progetto definitivo del 2011: la faglia responsabile del terremoto del 1908 è l’elemento tettonico di gran lunga dominante nello Stretto. Altre faglie attive si muovono solo in risposta alla dislocazione di tale faglia e comunque in misura subordinata. Nessuna di esse si è mossa nel 1908. Infine, non ci sono evidenze scientifiche né del piano di scorrimento di tale faglia, né di alterazioni topografiche prodotte dalla stessa. Le foto inserite nella ”osservazione del pubblico” non mostrano alcun piano di faglie, ma solo un versante coperto da vegetazione; nella letteratura più recente questo versante viene interpretato come la falesia che separa due terrazzi marini di età diversa. L’esistenza della faglia di Cannitello, come di numerose altre faglie della zona, è desunta solo per via geomorfologica, mentre la sua attività è desunta assumendo che i due terrazzi marini siano in realtà due porzioni di un unico terrazzo, dislocate dalla faglia stessa. Ma non esiste alcun supporto bibliografico che vincoli l’età di tale superficie, mentre l’osservazione che si tratti di due superfici successive è coerente con quello che si osserva in tutto lo Stretto di Messina e in vari altri luoghi del mondo. Le faglie richiamate nel report del Comune di Villa San Giovanni e riferite al catalogo “Ithaca”, non sono fonte di pericolosità sismica (sorgenti sismogenetiche). In particolare, riguardo alle faglie “Cannitello” e “Pezzo” del Data base “Ithaca”, si riferiscono a studi svolti nel 1983 e nel 1994 (quindi abbastanza datati) e ampiamente superati dagli approfonditi studi di “Stretto di Messina”».

La questione del “franco”

Come si legge nella nota stampa del Comitato “Invece del Ponte”, «sulle questioni del “franco navigabile” e dei cavi di sostegno del Ponte i professori Cucinotta e Risitano hanno letteralmente demolito le conclusioni della “Stretto”, che continua a non dare risposte scientificamente sostenibili».
La “Stretto”, da parte sua, ribadisce quanto sostenuto da mesi: «Il franco navigabile del Ponte sullo Stretto di Messina è di 72 metri per una larghezza di 600 metri e si riduce a 65 metri, in presenza di condizioni eccezionali di traffico pesante stradale e ferroviario, assolutamente gestibile. Si tratta di un’altezza in linea o superiore ai Ponti esistenti sulle grandi vie di navigazione internazionali, in coerenza con le procedure stabilite dalle norme “Imo-International Maritime Organization”. Anche nell’ambito del coordinamento del Tavolo tecnico per la sicurezza della navigazione nello Stretto di Messina per la realizzazione del Ponte, è emerso che “il tema del franco navigabile del Ponte sullo Stretto di Messina è stato ampiamente analizzato attraverso un approfondito esame del traffico degli ultimi anni nello Stretto, suddiviso per le diverse imbarcazioni. Nessuna nave in transito nel 2023 sarebbe stata impossibilitata a passare con il Ponte”. Le grandi navi container che accedono al Mediterraneo passano per il canale di Suez sotto l’Al Salam Bridge, il cui franco navigabile è inferiore ai 72 metri che saranno disponibili sullo Stretto di Messina. Analogo discorso per il franco navigabile vale anche per i Ponti sul Bosforo diretti al Mar Nero. Si precisa inoltre che il franco navigabile è stato verificato considerando le condizioni estreme di temperatura previste in sito contemporaneamente alla presenza sull’impalcato di un significativo traffico stradale e dell’incrocio, nella maniera più sfavorevole, di treni di vario tipo, ivi compresi treni merci di dimensioni e massa al di sopra delle capacità operative dei treni oggi circolanti. Le oscillazioni delle navi di 5/10 metri a causa del moto ondoso non trovano alcun riscontro nella realtà dello Stretto di Messina. Onde di 9 metri si sono verificate solo in occasione del maremoto del 1908».

La questione “spezzatino”

Lancia pesanti accuse l’avvocato Carmelo Briguglio, secondo il quale «è evidente l’obiettivo dello “spezzatino” del progetto esecutivo: iniziare a scavare gallerie e trasportare terra anche se il Ponte dovesse poi risultare non costruibile. E si tratta di attività di spicco per il crimine organizzato». Un favore alle mafie? Altrettanto dura la risposta della “Stretto”: «La questione è posta in evidente malafede. Non ci sono dubbi sulla certezza delle fasi costruttive del Ponte sullo Stretto né indeterminatezza sui costi, non c’è un rischio di incompiuta, il progetto è assolutamente fattibile ed è stato aggiornato nelle modalità previste per legge. In particolare con l’approvazione da parte del Cipess del progetto definitivo, sarà approvato anche il Piano economico-finanziario che accerterà l’esistenza della copertura per l’intero fabbisogno dell’opera, proprio per evitare rischi di incompiuta, che nella maggior parte dei casi discendono da mancanza di fondi in itinere. La progettazione esecutiva, potrà essere sviluppata per fasi costruttive in linea con le “best practice” internazionali, e al contrario dei timori espressi, ha l’obiettivo di ottimizzare la costruzione dell’opera, contenendo tempi e costi. Il cosiddetto decreto “Infrastrutture”, convertito nella legge 120 del 2024, non prevede l’esecuzione per lotti funzionali. L’appalto del Ponte è e resta unitario e, tenuto conto della complessità dell’opera, la sua esecuzione non potrà che avvenire gradualmente e per fasi, con riduzione dei tempi e dei costi. Quindi: nessun frazionamento per lotti ma appalto unico come previsto dall’inizio, per ottimizzare la realizzazione dell’opera».

Altre iniziative

L’assemblea di “Invece del Ponte” ha registrato anche numerosi altri interventi, tra i quali quello dell’attuale assessore comunale di Siracusa Fabio Granata, il quale ha “denunciato” «la macchina della propaganda di Salvini, Ciucci e di tanti utili idioti, con la complicità del Governo», ribadendo il suo impegno «contro un’opera che mira ad alimentare ulteriori clientele, distribuire un fiume di denaro pubblico, stornato dalle vere priorità di siciliani e calabresi». Sono stati preannunziati, poi, gli ulteriori appuntamenti di ottobre: un dibattito cittadino «sul danno economico del Ponte» e la manifestazione del 12 «contro il decreto sicurezza che punisce chi manifesta senza violenza contro il Ponte». Infine, anche «un presidio “strettese” a Roma in occasione della proposta di emendamenti alla finanziaria alternativi al Ponte» mentre, per novembre, sarà allestita la mostra “L’arte invece del Ponte”. «Continuiamo a dire, chiaro e forte, “no al Ponte – conclude il Comitato –. Chi dovrebbe ascoltare spaccia per “no ideologico” argomenti seri e ostativi, e prosegue su una strada impervia, che troverà occupata dai cittadini e dalle loro ragioni, malgrado le intimidazioni e le forzature normative».

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