«È fondamentale capire come il Ponte potrebbe influire sugli sviluppi socioeconomici delle comunità che vivono intorno allo Stretto. Le infrastrutture incidono sulla trasformazione dei territori, modificano il vissuto delle persone che abitano o lavorano in quei luoghi. E di particolare interesse sarebbe comprendere come i progetti di cui stiamo discutendo farebbero evolvere due realtà ad un tempo così vicine ma fisicamente divise». Da Messina risuonano le parole del presidente dell’Ordine degli architetti di Roma, Alessandro Panci, intervenuto in occasione della “Biennale dello Stretto”. Il dibattito tra gli architetti è molto serrato, come dimostrano anche le divisioni maturate all’interno dell’Ordine provinciale messinese che, con la linea dettata dal presidente Pino Falzea, si è schierato da sempre a favore del Ponte, evidenziando, al contempo, la necessità che ci sia un vero dialogo tra i territori interessati, la società “Stretto di Messina”, il Governo nazionale e le due Regioni. E alle dichiarazioni del presidente dell’Ordine romano degli architetti sembra rispondere, nelle stesse ore, il vicepremier Matteo Salvini. «Qualcuno dice che bisogna fare infrastrutture laddove c’è già sviluppo, ma la differenza la fai quando fai un’infrastruttura che poi crea sviluppo», afferma il ministro dei Trasporti, in occasione del centenario dell’autostrada A8, a Lainate, in provincia di Milano. «Oggi le aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria sono tra quelle a più alta disoccupazione d’Italia e d’Europa. È proprio qui che bisogna intervenire. E io conto che tra cento anni in queste aree potranno dire che, grazie a quella infrastruttura, si e sviluppato un tessuto economico e imprenditoriale, culturale e sociale, effervescente». Usa proprio l’aggettivo “effervescente”, il leader della Lega, che ha come sinonimo “vivace”, “pieno di brio”. Un territorio, quello dello Stretto, che grazie al Ponte, secondo Salvini, è destinato a riacquistare, con la “vivacità”, quel ruolo strategico al centro del Mediterraneo che ha avuto in epoche passate.