Il Ponte terreno di scontro, politico e non solo, ma anche arma di “distrazione” di massa. Nell’uno e nell’altro senso. C’è chi continua da decenni a farsi le campagne elettorali sul “sì al Ponte” ma accade anche l’esatto contrario. L’ineffabile sindaco di Firenze, Dario Nardella, candidato per il Pd toscano all’Europarlamento, da giorni va ripetendo come un mantra il suo ritornello: «I fondi del Ponte vengano dati alla Sanità». Oppure «vengano destinati alla lotta al dissesto idrogeologico nelle zone alluvionate del Centro-Nord». E anziché concentrarsi sui problemi, molto seri, della ristrutturazione dello stadio Franchi e di altre opere che interessano il capoluogo toscano, Nardella anche nelle ultime 48 ore ha insistito: «Un’opera, il Ponte sullo Stretto, che credo non vedrà mai la luce, ma per la quale si cominciano a mettere dei soldi tolti ad altri capitoli attinenti alle infrastrutture del Paese. In Italia ci sono almeno 12.000 ponti in situazioni precarie, che da un momento all’altro possono essere chiusi per motivi di sicurezza e instabilità. Il fatto che, invece di pensare a un piano straordinario di manutenzione di tutti questi ponti e infrastrutture, si pensi a realizzare un’opera faraonica, con problemi giganteschi dal punto di vista ambientale e realizzativo, ancora una volta ci fa capire che il Governo sia sulla strada sbagliata. Anzi, sul Ponte sbagliato». A questo punto, il sindaco di Messina, o chi per lui, dovrebbe prendere carta e penna e chiedere il perché Nardella, con i fondi del Pnrr, voleva ristrutturarsi lo stadio, senza neppure avere la totale copertura finanziaria, come denunciato dal presidente della Fiorentina Rocco Commisso.