Messina

Sabato 23 Novembre 2024

Una storia che accomuna la Baia di San Francisco e lo Stretto

C’è una storia che assomiglia molto a quella in corso qui, ormai da mesi e mesi, nell’area dello Stretto. Ed è la storia di un altro Ponte... Il prossimo 28 maggio si celebrerà un anniversario: gli 87 anni di vita del “Golden Gate Bridge”, forse l’icona dei Ponti di tutto il mondo, che “American Society of Civil Engineers” ha dichiarato “Monumento di Ingegneria civile del Millennio». Eppure, prima di quell’inaugurazione, avvenuta il 28 maggio del 1937 con il taglio del nastro da parte del 32esimo presidente degli Usa, Franklin Delano Roosevelt, l’autore del “New Deal”, il “Golden Gate” fu sottoposto a una vera e propria guerra, ai vari livelli (politici, economici, giudiziari), che ne mise fino all’ultimo in pericolo la sua realizzazione.

Chi non voleva il “Golden Gate Bridge”

Il primo nemico furono gli armatori della “Southern Pacific Railroad”, la società monopolista del traghettamento che intentò una causa legale contro il progetto, minacciando di licenziare tutti i propri lavoratori, perché quel Ponte, secondo gli imprenditori, avrebbe fatto fallire il trasporto marittimo. Secondo nemico: le associazioni dei piroscafi che si unirono alla protesta degli armatori del Pacifico, sostenendo che quel Ponte sarebbe stato pericoloso per la navigazione, che l’altezza «non sarebbe stata sufficiente a consentire l’ingresso delle grandi navi nel porto di San Francisco», che la cantieristica avrebbe fatto “default”. Terzo nemico: gli ambientalisti. Dissero e scrissero che la Baia di San Francisco, uno dei posti più belli al mondo, sarebbe stata sfregiata per sempre. Formarono un Comitato, che radunava anche centinaia di abitanti. Quarto nemico: i tecnici, o presunti tali. Sui giornali dell’epoca, non si contavano gli articoli e le opinioni di chi sosteneva che il Ponte «non fosse tecnicamente fattibile» e che sarebbe collassato, perché i piloni non ne avrebbero retto il peso. Quinto nemico: alcuni esperti di sismologia. Profetizzavano il crollo del Ponte alla prima scossa di terremoto, e San Francisco è una delle aree a più forte rischio sismico del pianeta, assieme a Los Angeles. C’era chi scriveva che il progetto «era solo un grande inganno», che l’opera, sul piano dei costi-benefici, non avrebbe retto, che era «una truffa fatta solo per far guadagnare i progettisti». La società del “Golden Gate Bridge-Highway and Transportation District”, era presa di mira da più parti. E poi ci fu anche il crollo di Wall Street del 1929, l’inizio della “Grande depressione”, che servì a gettare benzina sul fuoco, da parte di chi considerava immorale spendere tanti soldi per un’opera giudicata inutile e insostenibile. La risposta fu che la “Bank of America” offrì un credito di cinque milioni di dollari per costruire il Ponte. E che Roosevelt si intestò la battaglia per le opere pubbliche proprio come antidoto alla “Grande depressione”. I lavori iniziarono nel gennaio del 1933, il “Golden Gate Bridge” fu inaugurato il 27 maggio 1937, alla presenza di circa 200 mila persone in festa. In 87 anni, come scrisse Tony Zermo sulla Sicilia, il Ponte di San Francisco è rimasto chiuso solo tre volte a causa del vento. E il 17 ottobre 1989 ha resistito a un terremoto, con epicentro nella baia di San Francisco, di 7,1 gradi Richter, la scossa più devastante dal 1906. Ci furono 63 morti, quasi 4.000 feriti e circa 10.000 persone rimaste senza casa. Il “Golden Gate Bridge” rimase completamente indenne. E da 87 anni è uno dei monumenti più ammirati e fotografati al mondo.

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