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I “no” non bloccheranno il Ponte: Schifani pronto ad azioni legali «contro chi danneggia l’interesse della Sicilia»

Torna a farsi sentire il presidente della Regione. Bonelli presenta un esposto alla Procura europea. La “Stretto” valuta se denunciarlo

«Basta con la politica dei no che blocca la crescita. Il Ponte si deve fare e si farà. Cambia la nostra vita e quella del Paese. Abbiamo stanziato fondi per 1,3 miliardi. Anche se si trattano di risorse regionali, abbiamo detto di sì perché crediamo nel progetto e perché siamo una squadra». Queste le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, che ieri era a Caltanissetta, per sostenere il candidato sindaco Walter Tesauro.

Alla notizia del terzo esposto annunciato dal portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli, il governatore siciliano medita di reagire, dando corpo e sostanza a quanto aveva affermato nei mesi scorsi, all’indomani della presentazione del primo esposto alla Procura della Repubblica di Roma da parte di Bonelli, insieme con i segretari del Pd, Elly Schlein, e di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. «La levata di scudi della Sinistra contro il Ponte di Messina – aveva detto Schifani – è l’emblema di quel fronte del “no ideologico” alle grandi opere che per troppi anni ha paralizzato il Paese, impedendone la crescita e lo sviluppo. Il mio Governo è determinato a mettere in campo ogni forma di iniziativa a sostegno di questa infrastruttura strategica: siamo pronti anche a costituirci parte civile nei confronti di coloro i quali si rendessero protagonisti di azioni penali temerarie per rallentare l’opera. La Sicilia e l’Italia tutta non hanno più tempo da perdere».

Schifani sta approfondendo la questione con gli uffici legali ed esperti giuristi. E lo sta facendo anche la “Stretto di Messina”, dopo le ripetute accuse lanciate da Bonelli in merito alla presunta mancanza di trasparenza negli atti e nelle procedure, ma anche per «il dileggio costante e continuo» nei confronti di quello che viene definito «il lavoro della più grande e preparata squadra di centinaia di tecnici e professionisti mai messa in campo in Italia per un’infrastruttura». Termini come «truffa», «bluff», «operazione affaristica», fino ad arrivare a paventare già fenomeni di corruzioni o di complicità con organizzazioni criminali, sono stati segnati in rosso dagli uffici legali della “Stretto” e i vertici della società statale, così come quelli del Consorzio Eurolink, stanno valutando se agire in sede giudiziaria contro lo stesso Bonelli.

Per Schifani il discorso è ovviamente più politico. E il suo ragionamento può essere sintetizzato così: «Abbiamo finalmente sbloccato il progetto della più grande opera attesa al Sud, che collegherà la Sicilia al resto d’Europa e che consentirà di porre fine alla condizione di “insularità” che costa 6-7 miliardi l’anno alla nostra regione. Fare una continua operazione di mistificazione e augurarsi l’intervento delle Procure è un atto che va contro la Sicilia e i siciliani. E che non viene fatto per nessun’altra opera pubblica italiana. Si vogliono sottrarre risorse destinate allo Stretto e alla Sicilia e dirottarle altrove. Tutto questo non lo consentiremo. E quei miliardi destinati al Ponte sono solo una piccola parte dei grandi investimenti che il Governo nazionale, quello regionale, Anas e Ferrovie, hanno messo in campo. Altro che cattedrale nel deserto!».
Bonelli, da parte sua, guarda anche oltre la Procura di Roma. Il suo nuovo esposto, secondo quanto annunciato durante il corteo di sabato mattina a Villa San Giovanni che lo ha visto in prima fila, verrà presentato domani nientemeno che alla Procura europea e sarà incentrato sul presunto uso improprio di fondi europei. «Sono costretto a rivolgermi alla magistratura – afferma il leader dei Verdi italiani – perché non vogliono dare a me, un parlamentare della Repubblica italiana, documenti fondamentali per capire come si svilupperanno le procedure per la realizzazione del Ponte. Perché mi negano questo diritto che ho nel mio ruolo? «Parliamo di 14 miliardi di euro che sono diventati un fatto privato tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink. C’è un utilizzo che riteniamo improprio dei fondi Ue. Come si può riproporre una gara fatta oltre 20 anni fa? Basta chiedere a un qualunque imprenditore se gli è mai stata concessa una cosa del genere. Risponderebbe no, perché sappiamo che non è possibile. Ecco, qui questo è stato consentito per salvare interessi molto forti».
Bonelli fa riferimento diretto ai 2,3 miliardi di euro, che provengono dal Fondo di Sviluppo e Coesione dell’Unione europea. L«a società Stretto di Messina tiene segreti i contratti e gli atti aggiuntivi con i costruttori del Ponte, ossia il Consorzio Eurolink. Il Governo, in risposta a una mia interrogazione, ha dichiarato che il progetto non verrà inviato al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, pertanto non verrà analizzato da nessun organismo tecnico dello Stato. Siamo così nelle mani della società privata, che si è vista riassegnare l’appalto fatto 19 anni fa senza gara. Di fronte a questa situazione non starò fermo, mentre 14 miliardi di euro di soldi pubblici vengono gestiti come un fatto privato». La società “Stretto”, da parte sua, ha replicato più volte ai rilievi mossi dal parlamentare verde: «Ma evidentemente non prende in considerazione le nostre risposte». E ora si valuta se agire seguendo lo stesso “modello Bonelli”, con denunce ed esposti contro il deputato.

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