Il documento più critico contenuto nella relazione di 39 pagine trasmessa dal Comune di Messina alla commissione ministeriale che dovrà valutare l’impatto ambientale del Ponte è quello redatto dal dipartimento Servizi territoriali e urbanistici di Palazzo Zanca. Quattro pagine, più elaborati grafici, che rappresentano la summa delle perplessità del Comune e, quindi, delle osservazioni presentate al ministero dell’Ambiente. Il tutto riassunto in dieci punti chiave.
In alcuni di essi viene evidenziato come vada apposto un nuovo vincolo di esproprio, perché vengono interessate aree che non erano state vincolate con la delibera Cipe 2003. L’iter per l’apposizione dei nuovi vincoli è stato effettivamente avviato, ma si concluderà solo con l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile).
Poi ci sono questioni più specifiche. Nell’area di Torre Faro, «non viene garantita la viabilità che consenta il collegamento ad anello durante l’esecuzione dei lavori, in alternativa all’odierna via Circuito, che diviene area di cantiere». Così come «la realizzazione del tracciato del Ponte e del relativo cantiere interrompe il collegamento tra la strada Panoramica e la via Consolare Pompea (rettilineo Granatari». Un problema risolvibile con «una nuova viabilità tra la Panoramica dello Stretto e la via Frantinaro, alternativa per raggiungere il cimitero di Granatari e la via Consolare Pompea». Una strada da realizzare «ancora prima dell’allestimento del cantiere».
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