Sono 138 gli enti e le aziende che stamattina si incontreranno a Roma per la prima convocazione della conferenza dei servizi che dovrà analizzare la valutazione d’impatto ambientale del progetto del Ponte. Una convocazione che potrebbe apparire pletorica ma che da sola basta per capire che impatto avrà su Sicilia e Calabria l’opera. All’Eur, in una delle sedi periferiche del ministero dei trasporti, ci saranno i rappresentanti di 5 ministeri, degli enti territoriali di Sicilia e Calabria, dei vari dipartimenti regionali e di tutte le aziende di servizi che hanno nell’amplissimo territorio le loro reti, dall’energia elettrica alla telefonia, passando per il gas e l’acqua. La Stretto di Messina presenterà il progetto definitivo e poi inizierà a prendere in considerazione tutte le osservazioni che i 138 enti e aziende hanno comunicato, come previsto, entro venerdì scorso con, però, soli 30 giorni di tempo per formularli.
E il Comune di Messina si presenta al tavolo con una relazione che non fa sconti al progetto. 39 pagine di considerazioni rispetto a tutta una serie di interferenze, dubbi, richieste di correzioni e persino un parere non favorevole della Città metropolitana, gestore dell’area protetta di Capo Peloro.
A comporre la relazione sono i diversi dirigenti di Palazzo Zanca e di Palazzo dei leoni interessati dal quadro generale degli interventi previsti dal progetto definitivo che, va ricordato, risale al 2011 e che è stato trasferito al presente per il 95% dei documenti che contiene.
Preliminarmente il sindaco, che domani parteciperà con il dg Salvo Puccio, obietta che i giorni a disposizione sarebbero dovuti essere 60 e non solo 30. Poi passa la palla ai suoi tecnici per sviscerare le criticità. La ex provincia boccia il progetto perchè “l’attività di cantiere fra il canale Margi e la sponda dello Stretto accentuerà l’effetto di isolamento ecologico fra i due laghi” e ancora “il sistema di fondazione delle pile del viadotto “Pantano” che sovrasta il canale “Margi” potrebbe creare un “diaframma” sotterraneo trasversale tra i laghi “Ganzirri” e “Faro”, riducendo enormemente la sezione utile, vitale per lo scambio delle acque di falda tra i due sistemi lacustri”.
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