Messina

Giovedì 21 Novembre 2024

Ponte, il bivio dell’impatto ambientale. Messina e Villa San Giovanni hanno trasmesso le rispettive documentazioni

Si apre una fase decisiva per avere un quadro più completo e definito sul percorso del progetto del Ponte sullo Stretto. Due i fronti aperti contemporaneamente (oltre a quello del confronto tra “Stretto di Messina” e cittadini sugli espropri, che continuerà sia a Messina che a Villa San Giovanni): quello dell’iter della Via, la Valutazione di impatto ambientale; e quello della conferenza dei servizi, che si aprirà domani a Roma e vedrà seduti attorno allo stesso tavolo tutti gli attori interessati (e sono tanti, un elenco di invitati di oltre venti pagine). I due Comuni del Ponte, Messina e Villa San Giovanni, hanno già trasmesso le rispettive relazioni con una serie di osservazioni tecniche. La sindaca calabrese Giusy Caminiti ha già reso noto i contenuti del documento inviato a Roma, nel quale, ad esempio, si legge che «la relazione del progettista è un elenco di attività da svolgere nell’ambito della redazione dell’esecutivo e questo pregiudica il diritto di esprimere un giudizio di merito», così come si contesta «la riduzione dei termini di legge per la presentazione delle osservazioni». Una contestazione, quest’ultima, fatta propria anche dal Comune di Messina, che ha comunque trasmesso un documento di una quarantina di pagine, i cui contenuti saranno anticipati oggi, in commissione consiliare Ponte a Palazzo Zanca (convocata alle 13.30), dal sindaco Federico Basile. È scaduto sabato, infatti, il termine per la presentazione al ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica delle osservazioni sulla procedura di Valutazione d’impatto ambientale. Ma secondo molti il tempo concesso è stato troppo poco. Di sicuro non è stato fatto scorrere invano dalle associazioni ambientaliste Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, WWF Italia che, insieme ad associazioni e comitati locali (tra cui i messinesi Invece del Ponte e Comitato No Ponte Capo Peloro), hanno trasmesso un faldone di ben 536 pagine. La mole di contestazioni è enorme, ma «l’obiezione pregiudiziale di gran lunga più rilevante», si legge nella premessa del documento, «riguarda la stessa validità della procedura in corso». E questo perché «il provvedimento di Via (Valutazione impatto ambientale, ndr) ha un’efficacia temporale di cinque anni e “decorsa l’efficacia temporale indicata nel provvedimento di Via senza che il progetto sia stato realizzato, il procedimento di Via deve essere reiterato”». Da qui la constatazione che «la procedura di Via deve essere rinnovata ab origine, considerato che quella sul progetto definitivo 2011-2012 si concluse, appunto, senza alcun dubbio con il Parere dalle commissione tecnica Via-Vas n. 1185 del 15 marzo 2013». Peraltro, aggiungono le associazioni, «nel parere del 2013 è stata espressa una valutazione incidenza negativa, conseguentemente la verifica d’ottemperanza si è conclusa con una valutazione Via-Vinca (Valutazione di incidenza, ndr) negativa essendo le due procedure “integrate” dalla “certezza che pregiudicherà l'integrità del sito in causa”». Altra contestazione chiave: «La documentazione che è stata presentata in alcun modo si può riferire ad un progetto definitivo aggiornato e integrato: dei 9.537 file prodotti da Stretto di Messina SpA e da Eurolink la quasi totalità (circa il 95%) sono stati redatti nel 2011 o nel 2012. Quindi, in ogni caso, resta insuperata la Valutazione di incidenza negativa del 2013 e, come minimo, tutte le prescrizioni del Parere della commissione tecnica Via-Vas». Ma soprattutto «quello che le scriventi associazioni e comitati contestano è proprio che quello prodotto sia un progetto definitivo e che, di conseguenza, quanto ricompreso nel Sia, nello Studio di incidenza e nella Verifica di Ottemperanza possa considerarsi credibile in assenza di elaborati progettuali "aggiornati", “maturi” e minimamente attendibili che possano consentire di valutare gli impatti e l’incidenza ambientali». Le altre osservazioni depositate al Ministero sono quelle della Città metropolitana di Reggio Calabria (un documento di due pagine, dieci punti, messi per iscritto dall’ing. Pietro Foti) e di un’altra associazione ambientalista, il Gruppo d’intervento giuridico (anche qui, appena due pagine). A questo punto la palla passa alla Commissione Via, che potrebbe chiedere integrazioni alla “Stretto di Messina” e ha 60 giorni di tempo per esprimersi. C’è però il nodo della scadenza del mandato degli attuali componenti, fissata per il 24 maggio. Se l’iter della Via non dovesse concludersi entro quella data, il rischio che i tempi di approvazione possano slittare di qualche mese (non sarà immediata la nomina dei 70 nuovi componenti) diventerebbe concreto. Di certo non perde entusiasmo il vicepremier Matteo Salvini, che ribadisce: «Apriremo i cantieri del Ponte nel 2024, al G7 è stato uno dei temi su cui più mi hanno chiesto informazioni. Le piccole polemiche locali a livello globale sono solo rumore di fondo, le grandi opere all’estero sono viste come qualcosa di assolutamente necessario. Il ponte non lo fanno i politici ma gli ingegneri, gli addetti, i manovali, è fatto per resistere nei secoli e sarà moltiplicatore di ricchezza e lavoro come lo fu l’Autostrada del Sole». E Matilde Siracusano, sottosegretaria messinese di Forza Italia, rincara la dose: «Sugli espropri i movimenti No Ponte hanno fatto terrorismo. Sono stati aperti gli sportelli informativi e verrà fatto tutto nei tempi giusti, non è che la gente dovrà andare subito via il primo giorno dell’avvio dei cantieri. Verranno corrisposti importanti indennizzi sulle prime case e anche sulle seconde case saranno risarcimenti corretti. È chiaro che sarà doloroso per chi perde la propria casa, ma la legge prevede che l’interesse pubblico prevalga su quello privato. Il ponte sullo Stretto servirà per lo sviluppo di un intero territorio. Il sacrificio di qualcuno servirà per il rilancio di un intera comunità».

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