Il vero scoglio da superare per il progetto del Ponte e di tutte le opere connesse non è il voto definitivo del Cipess – sembra davvero difficile che il Comitato interministeriale dica no a un progetto che il Governo considera strategico e il Parlamento, approvando la legge del maggio 2023, ha definito urgente e necessario – ma è lo step da compiere in sede di Valutazione d’impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica.
Se ne sta parlando e scrivendo in questi giorni, perché la Commissione nazionale Via-Vas sta per terminare il proprio mandato quadriennale, con la scadenza fissata al prossimo 24 maggio. L’interrogativo, dunque, riguarda i tempi. Visto che l’obiettivo del ministro Salvini e della società Stretto di Messina, come confermato ieri dall’amministratore delegato Pietro Ciucci, è che il Cipess si pronunci entro la fine di giugno, e dato che le procedure Via-Vas sono state riavviate da pochi giorni, il rischio concreto è che non ci si arrivi e che si dovrà, quindi, aspettare la nomina della nuova Commissione, con tempi che si allungheranno inevitabilmente.
È importante precisare che la Commissione in via di scadenza è quella della Via-Vas, mentre resta in servizio quella chiamata ad esaminare, in via urgente e prioritaria, tutti i progetti del Pnrr. A presiedere entrambe le Commissioni è il magistrato Massimiliano Atelli, componente del Cda dell’Università “La Sapienza” di Roma, dal 2008 dirigente del ministero dell’Ambiente e dal 2021, come detto, con il doppio incarico di presidente della Commissione tecnica Pnrr e della Commissione per le Valutazione ambientali, a sua volta suddivisa in due sotto-Commissioni, quella per la “Via”, coordinata dall’avv. Paola Brambilla, e quella per la “Vas”, guidata dall’ing. Bernardo Sera.
L’auspicio dell’ad della “Stretto” è che l’attuale Commissione, presieduta da Atelli, possa riprendere in mano il “dossier Ponte”, riavviando quelle procedure che erano state parzialmente completate tra il 2022 e il 2011 e poi drasticamente interrotte a causa della decisione dell’allora premier Mario Monti di fermare l’intero iter e di porre in liquidazione la società concessionaria dello Stato.
È stato ricordato che la legge del maggio 2023, nel momento in cui ha ridato vita alla “Stretto”, ha anche fissato criteri e tempi per il riavvio delle fasi di progettazione definitiva ed esecutiva, prevedendo che per la Valutazione di impatto ambientale si proceda a un riavvio dell’istanza con scadenza breve, alla luce del fatto che il progetto fosse stato già sviscerato negli anni precedenti alla sua “caducazione” e che, comunque, viene fatta salva una parte della famosa Legge obiettivo del 2001.
Va anche detto che il termine per la presentazione delle osservazioni da parte di cittadini e associazione è stato fissato al prossimo 13 aprile per il progetto del ponte sullo stretto di Messina. Un termine considerato “capestro” dai rappresentanti nazionali del Wwf che, nei giorni scorsi, hanno elencato i quattro nodi principali, a loro avviso irresolvibili, a partire dal primo: secondo l’associazione ambientalista, la Via-Vas deve essere riavviata da zero e sull’intera documentazione, visto che sono passati più di 5 anni senza che l’opera sia stata realizzata dopo il parere del 2013 della Commissione Via. Il secondo nodo, sempre secondo il Wwf, è che non è possibile fare riferimento alle procedure accelerate e semplificate della Legge Obiettivo, perché è stata abrogata «per le parti legate alla procedura nel 2016» e perché «il suo decreto attuativo è stato interamente abrogato nel 2006».
E poi gli altri due nodi: il tempo dimezzato (da 60 a 30 giorni) per le osservazioni che, secondo il Wwf, farebbe un «riferimento strumentale» ai progetti del Pnrr, anche se quello del Ponte e delle opere collegate non rientra nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Infine, gli enti territoriali, cioè le Amministrazioni locali, che saranno convocate e che parteciperanno alla prossima Conferenza di servizi, potranno «proporre solo richieste di adeguamento, di prescrizioni o varianti migliorative del progetto che non modifichino le localizzazioni e le caratteristiche essenziali delle opere». Ed è per queste ragioni, che le associazioni ambientaliste – assieme al Wwf, la Lipu, Legambiente, Italia Nostra, Kyoto Club e il comitato messinese “Invece del Ponte” – hanno insediato un gruppo di lavoro di oltre 40 esperti per inviare le osservazioni sul progetto sottoposto a Via, minacciando di «adire tutte le sedi, anche quelle giudiziarie».
Come scrive “Il Sole 24 Ore”, andrà sciolto un altro dubbio. Nel documento del Comitato scientifico si fa riferimento alla «prescrizione di legge secondo cui la rinnovazione della procedura di Via debba essere circoscritta ai contenuti progettuali interessati dalle prescrizioni da sviluppare nel progetto esecutivo e illustrati nella relazione progettuale e ai contenuti progettuali che sono stati valutati o sono stati oggetto di valutazioni negative nel procedimento attivato sul progetto definitivo, i cui effetti sono fatti salvi». Il “General contractor” (il Consorzio Eurolink), nella sua risposta, ritiene comunque che il “Sia” (“Schema di impatto ambientale”) «debba superare tale limitazione per consentire una valutazione anche delle parti già valutate ambientalmente compatibili nell’ambito della precedente valutazione espletata sul progetto definitivo». Cambia lo scenario se la Valutazione riguarda l’intero progetto o solo le parti non ancora esaminate.
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