Pietro Ciucci è il capo dell’esercito degli occupanti e la brigata dei partigiani si prepara alla Resistenza. I 30 manifestanti che ieri mattina hanno bloccato, per un paio di ore, il confronto democratico nella sede istituzionale, l’aula di Palazzo Zanca, lo hanno detto con chiarezza: a loro non interessa discutere, conoscere gli aspetti progettuali, confrontarsi sul Ponte e sulle opere connesse. Insomma, quel dialogo laico, non ideologico, che è alla base della democrazia. Loro dicono no e basta. Non vogliono più sentire le ragioni degli altri. Da un lato, dunque, ci sono i resistenti, dall’altro i collaborazionisti, chi vuole lo scempio del territorio, i devastatori del paesaggio e delle finanze pubbliche. E in questa visione manichea, che contrappone il Bene al Male assoluto, gli eletti dicono di avere avuto assegnata la missione per conto di un popolo, quello dello Stretto, che si ribella al grande Mostro, che invoca i gorghi di Cariddi e le arti malefiche di Scilla perché tutto s’inabissi. È iniziata la fase della lotta armata (armi che, per fortuna, si limitano ai rotoli di carta igienica) e del disprezzo contro le persone («Vergogna e buffoni», i cori scanditi contro Ciucci e contro i tecnici della “Stretto di Messina”, cioè ingegneri e professionisti seri che hanno solo il torto di lavorare da anni al progetto del collegamento stabile). Non c’è nulla di cui stupirsi. L’antagonismo esiste da quando esiste il mondo e, in certi frangenti storici, è stato ed è indispensabile per combattere regimi assolutistici e dittatoriali. Antagonismo che può avere due significati, come recita il vocabolario: quello di «opposizione costante, assiduo contrasto o conflitto, stato persistente di rivalità, per ragioni ideali, interessi economici o questioni di parte». E quello che vale per le Scienze anatomiche, «l’azione in senso opposto di due muscoli sullo stesso segmento osseo». Se ci pensiamo bene, c’è una frangia del “no a tutto” che vive in funzione del suo “muscolo” contrario. La presenza di Ciucci e la violenta contestazione verbale ne è la piena conferma.