Ponte sullo Stretto: la contraddizione di Patti, la caduta di stile di Accorinti
Santino Bonfiglio, 79 anni, professore d’immarcescibile fede comunista, 48 voti alle elezioni del 2022 nella lista di Gino Sturniolo candidato sindaco, non le manda a dire al vicepremier: «Salvini, mettitelo in testa, questo territorio non vuole il Ponte». Pietro Patti, segretario generale della Cgil, spiega le ragioni per le quali il sindacato dei lavoratori dice no a un’opera che porterebbe lavoro e sviluppo. «Noi vogliamo un altro tipo di sviluppo, vogliamo che si investa sulle scuole, sulla sanità, sulla lotta al dissesto idrogeologico, sulle infrastrutture idriche». Ed è pur vero che cade in una piccola contraddizione, quando afferma, come Bonfiglio e come tutti i partecipanti all’incontro di domenica mattina, al Capo Peloro Resort, promosso da Alleanza Verdi Sinistra, che «i territori non vogliono il Ponte» ma poi dichiara: «Sono stato l’unico al tavolo tecnico interistituzionale a dire no all’opera». Ciò vuol dire che c’è una rilevante parte di città – composta dagli Ordini professionali, da architetti e ingegneri, da Confindustria, dalle organizzazioni di categoria, dalla stessa Cisl – che è favorevole alla realizzazione del collegamento stabile. Renato Accorinti, sindaco trionfante nel 2013 e candidato sindaco sconfitto (arrivato quarto) nel 2018, la spara lì, durante il suo breve intervento: «La grande anomalia di Messina è che il giornale cittadino ha avuto per 40 anni sempre lo stesso direttore, che era anche presidente della società “Stretto”». È vero, il compianto Nino Calarco ha guidato la “Gazzetta del Sud” per decenni e ha assunto, a titolo gratuito, anche la presidenza della società statale chiamata a progettare e realizzare l’opera di collegamento tra Sicilia e Calabria. Calarco ha dedicato gran parte della sua vita alle battaglie per il riscatto del Meridione ed era convinto che il Ponte, assieme alla realizzazione di altre importanti infrastrutture viarie e ferroviarie, fosse il simbolo di questo processo di vita-morte-rinascita delle terre del Sud. Una battaglia ideale e disinteressata come quella, rispettabilissima, che Accorinti, dallo stesso numero di anni che ha indicato per la direzione di Calarco, ha fatto in modo ossessionante e monotematico sul “no al Ponte”. È proprio questo “no” che ha fatto diventare famoso Accorinti, con le sue eclatanti proteste in cima al Pilone o ad ogni visita dei ministri e di Pietro Ciucci a Messina. Sembrò che la città lo assecondasse, portandolo alla vittoria elettorale del 2013, vissuta tutta con indosso le magliette “no Ponte” (in realtà, fu la vittoria del “no a Francantonio Genovese”, indicato come simbolo del “vecchio sistema”, lo stesso Genovese che, da sindaco, sfilò in prima fila, accanto ad Accorinti, nella famosa marcia dei 20mila del 2010). Poi, però, Accorinti non fu rieletto e, soprattutto, le ultime due elezioni a Messina hanno promosso a pieni voti i partiti che nel loro programma avevano inserito il Ponte come priorità, bocciando quelli espressamente contrari (il caso eclatante, quello di Gino Sturniolo, nel 2022, fermatosi sotto la soglia del 2%). E ricorderemo il rispetto che Nino Calarco, un gigante tra tanti “lillipuziani”, ebbe sempre nei confronti dello stesso Accorinti: emblematico il titolo in prima pagina “La protesta di un uomo perbene” che il direttore fece quando il prof pacifista si issò sul Pilone. Tanto per rinfrescare la memoria...