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Elly Schlein incassa il via libera unanime della direzione del Partito Democratico con una relazione a tratti ecumenica, ma che ha innescato, almeno sul passaggio riguardante l’Ucraina, la reazione di una parte della minoranza interna. In particolare sul referendum per l’abrogazione del Jobs Act, ribadendo il sostegno al Sì, la leader dem è stata attenta a sottolineare il fatto che non sono richieste «abiure» dai protagonisti della stagione renziana. Quelli che i Jobs Act lo hanno votato e che lo ritengono ancora una bandiera. Si va da Lorenzo Guerini ad Alessandro Alfieri, passando per Graziano Delrio e Simona Malpezzi. Tutti, seppur con toni diversi, hanno chiesto nei mesi scorsi alla segretaria di non fare carta straccia di una stagione in cui il Partito Democratico giocava da protagonista nello scacchiere politico italiano ed europeo.
Schlein sembra accogliere parte delle istanze: nessuna «abiura» richiesta, ma la linea rimane quella del sostegno al referendum per la cancellazione del Jobs Act.
I riformisti apprezzano, ma la distanza rimane. Simona Malpezzi, intervenendo in direzione, ringrazia la segretaria per i toni utilizzati, pur rimanendo critica sulla scelta di appoggiare il referendum presentato dalla Cgil. Più teso il clima fra i riformisti per quello che riguarda le parole della leader dem sull'Ucraina e la postura dell’Europa.
Schlein ha ribadito il posizionamento del partito al fianco del popolo ucraino, affermando di respingere il finto pacifismo di Trump «che cela una resa alle ragioni dell’aggressore». Ma, aggiunge, «non siamo con l’Europa per continuare la guerra. Noi siamo per un’Europa diversa, unita e protagonista per costruire la pace giusta». Un passaggio che la minoranza dem interpreta come una critica a una presunta «postura bellicista» europea. «Non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa», dice Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, intervenendo in direzione: «Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della Ue». Lontano dalla Sala David Sassoli del Nazareno, poi, è Carlo Calenda a intervenire sui social: «Cara Elly Schlein, dove 'non sietè è sempre molto più chiaro di 'dove sietè. Chi vuole continuare la guerra è la Russia non l’Europa. Basta ipocrisie», aggiunge il leader di Azione. A sentire chi era presente alla direzione Pd, tuttavia, sembra che il riferimento della segretaria non fosse ad una postura bellicista tenuta fino ad oggi dall’Europa, quanto all’incapacità mostrata fino a questo momento dall’Europa di portare avanti uno sforzo diplomatico per l’avvio dei negoziati che avvenisse contemporaneamente agli aiuti economici e militari a Kiev. In ogni caso, Schlein ha replicato, prima della chiusura della direzione: «Se c'è una leader italiana che si è schierata contro le parole di Trump sono io, anche perchè Meloni su questo non ha detto una parola. Noi non tolleriamo le caricature, non siamo con il finto pacifismo di Trump perchè dietro la pace di Trump c'è la resa all’aggressione. Mi sembra chiaro quale sia l’interesse vero di Trump in questa guerra. Oggi siamo chiamati necessariamente a fare di più su una posizione chiara e netta». Una posizione ribadita dall’ex ministro Andrea Orlando: «Io credo che affidare, come sino qui è avvenuto alla sola logica delle armi non è solo pericoloso e folle, è oggi velleitario. L’Europa rischia di cercare nelle armi ciò che avrebbe potuto e può trovare politica».
“È positiva - commenta Nicola Irto - la decisione della Direzione nazionale del PD di aprire nel 2025 una finestra congressuale da Nord a Sud. Ci saranno quindi tanti congressi, pure in Calabria e a tutti i livelli. Ciò consentirà al Partito di aumentare la partecipazione democratica e di organizzarsi in maniera ancora più forte, anche in vista dei futuri impegni elettorali, guardando alla costruzione dell’alternativa alle destre.”
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