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Una collaborazione «spesso unilaterale», un «tentativo di condivisione di scelte fondamentali per il raggiungimento dell'obiettivo» che però «non ha superato le riserve, espresse e non, sull'operato dell'ufficio», nonostante «i risultati, sotto gli occhi di tutti, molto apprezzati». In questi termini, il 29 dicembre scorso, in una relazione di nove pagine trasmessa al presidente della Regione, Renato Schifani, di cui abbiamo preso visione, si esprime Marcello Scurria, ormai ex subcommissario per il risanamento delle baraccopoli di Messina. È il documento con cui Scurria risponde alla richiesta di chiarimenti di Schifani rispetto a quanto denunciato, dieci giorni prima, dal sindaco Federico Basile, a proposito del caso scoppiato attorno alla famosa asta giudiziaria in cui Comune e ufficio commissariale si erano ritrovati “concorrenti”.
Da qui nasce il percorso che ha portato, pochi giorni fa, alla revoca dell'incarico di Scurria da parte di Schifani. Una vicenda apparentemente amministrativa, in realtà dal sapore squisitamente politico fin dal principio, con attori e protagonisti diversi. La miccia iniziale la accende Basile, la regia iniziale è evidentemente di Cateno De Luca e del suo gruppo politico, proprio nella fase in cui si apre un inedito dialogo con lo stesso Schifani, ma col passare delle settimane la vicenda diventa tutta interna al centrodestra, coincidendo peraltro con una fase di rimescolamento di carte voluta dal governatore e che investe buona parte dell'establishment della burocrazia regionale.
L’epilogo, infatti, dopo ore convulse che coinvolgono anche i piani alti di Forza Italia, visto che di mezzo c'è una figura, Scurria, indicata in primissima persona dalla parlamentare messinese Matilde Siracusano – sottosegretaria di Stato e compagna di un altro presidente di Regione, il calabrese Roberto Occhiuto –, non è quello che in molti avevano pronosticato, la nomina di un componente dell'area deluchiana (si era ipotizzato anche il sindaco Basile).
Schifani alla fine sceglie un “usato sicuro”, il presidente dell'Ordine degli ingegneri di Messina, Santi Trovato, attualmente a capo del Genio civile, assessore designato del centrodestra, alle ultime elezioni, quando candidato sindaco (sfidante proprio di Basile) era un altro superburocrate regionale, Maurizio Croce. Un uomo buono per tutte le stagioni, che di risanamento si è occupato, in passato, alla guida dell'Iacp, e che oggi viene indicato come in “simpatia” con il riferimento di Giorgia Meloni a Messina, l'assessora regionale Elvira Amata.
Un caso, dunque, che si apre in un modo – un regolamento di conti tra l'area deluchiana e Scurria, per la serie “c'eravamo tanto amati”, vista la collaborazione precedente che aveva portato alla nascita di Arisme – e si chiude in un altro – una sorta di regolamento di conti tutto interno a Forza Italia e, in parte, al centrodestra.
Che il destino di Scurria fosse segnato fin dal principio è apparso subito chiaro. A partire dal comunicato stampa con cui Schifani annuncia di aver chiesto chiarimenti al subcommissario, parlando di «gravità dei fatti relativi al presunto danno erariale» e chiedendo a Scurria di «astenersi dal tenere conferenze stampa sulla vicenda in questione», proprio poche ore dopo la conferenza stampa convocata da Scurria per fornire la sua versione dei fatti. È una slavina destinata a non fermarsi.
Il 29 dicembre Scurria fornisce i chiarimenti richiesti, con una relazione di nove pagine e una gran mole di documenti allegati. In quel documento l’ex subcommissario parla di «valutazioni e conclusioni aggiuntive estremamente gravi e indiscutibilmente diffamatorie» del sindaco Basile. Il riferimento è al concetto di danno erariale, un fantasma agitato a causa dell’offerta maggiore dell’ufficio commissariale, rispetto a quella del Comune (300 mila euro in più), per l’acquisto degli alloggi di Contesse, al centro di quell’asta giudiziaria. In quella relazione Scurria elenca in diversi punti – ben dodici – i motivi per cui l’eventuale mancata collaborazione con il Comune non fosse imputabile a lui.
Ma la direzione intrapresa non cambia. Lo si capisce senza troppa fatica il 9 gennaio, quando Schifani è a Messina per la firma con Comune e Agenzia del Demanio del “Piano città degli immobili pubblici” a cui, nei mesi precedenti, lo stesso Scurria aveva lavorato: non solo il subcommissario non viene nemmeno invitato al tavolo (è seduto in quinta fila), ma non viene mai citato, se non dalla rappresentante del Demanio. E quando i due – Schifani e Scurria – si incrociano, non si va oltre un gelido cenno di saluto. Né viene invitata un’altra protagonista del percorso preparatorio al “Piano Città”, Matilde Siracusano, chiamata in extremis solo ad un intervento in video collegamento.
Sono tutti segnali, alcuni palesi, altri che invece, molto più di recente, filtrano da Roma, dove erano state create le condizioni – pare con lo zampino della stessa Siracusano – per agganciare il risanamento della baraccopoli messinese al decreto Emergenze, sulla scorta del cosiddetto “modello Caivano”. La gestione commissariale sarebbe passata sotto l’egida della Protezione civile, garantendo il proseguo fino al 2026 di un’attività che, in assenza di ulteriori proroghe, sarebbe destinata a scadere alla fine di quest’anno. E garantendo – questo è il punto – anche la permanenza di Scurria e della struttura da lui guidata. Un’operazione che però sarebbe saltata di fronte ad un’opposizione interna al centrodestra, non si sa quanto “spinta” dalla Sicilia.
E così si arriva all’ultimo capitolo, almeno per ora, di questa vicenda. L’ultimo capitolo scritto, perché altri potrebbero essere scritti nelle prossime settimane. Il presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Antonello Cracolici, avrebbe chiesto l’acquisizione di tutti gli atti. E lo stesso Scurria, come del resto preannunciato nella sua ultima nota trasmessa a Schifani, è intenzionato ad andare fino in fondo in altre sedi, quelle giudiziarie. In tutto ciò domani Schifani sarà a Messina per la due giorni organizzata dall’amministrazione Basile per parlare della gestione dei rifiuti. E chissà che non possa fornire ulteriori dettagli.
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