Messina

Lunedì 13 Gennaio 2025

Il sindaco Federico Basile a tutto campo: "Messina ha trovato la sua rotta"

Domenica mattina, piove e fa freddo. Palazzo Zanca è deserto, c’è solo il sindaco Federico Basile, nella sua stanza. Ha sul tavolo una serie di “dossier” ai quali la Giunta sta lavorando. «Sono ottimista per natura, mi sento il capitano di una nave che ha trovato la sua rotta...» Il 2025 è iniziato con una grande novità: l’avvio del dialogo politico tra Sud chiama Nord e il Centrodestra e di una distensione nei rapporti tra il Comune e la Regione. Lo confermano la recente visita del presidente Schifani e la firma dell’accordo per il Piano Città. Cosa è cambiato, cosa cambierà per Messina? «Il sindaco ha il diritto e l’obbligo di dialogare con le istituzioni. Nel 2018 De Luca ha dovuto sfidare tutto e tutti, per questo acquista ancor maggior valore quello che è stato fatto negli anni della sua sindacatura. Avere un’interlocuzione più semplice e diretta aiuta la macchina amministrativa. Il Piano Città è una grande sfida. Noi ci crediamo. È il frutto della nostra visione strategica. Voi sapete benissimo quanto sia “spezzettato” il territorio di Messina, quanti conflitti di competenza hanno impedito la riqualificazione di aree indispensabili, come la Zona falcata. Per un Comune diventa difficile ragionare del futuro di aree importantissime, quando non disponi della loro titolarità. L’esempio dell’ex Sanderson è emblematico, come se ne possono fare tanti altri. Il Piano Città ci consentirà di ragionare in modo concreto sulla rigenerazione urbana di tante parti del nostro territorio». Rientra, in questa visione strategica, anche la cittadella fieristica? «Il discorso per l’ex Fiera è diverso perché le competenze, in questo caso, sono dell’Autorità di sistema portuale. È stato portato avanti il bando per la progettazione di un nuovo waterfront tra l’Annunziata e il Boccetta, si sta realizzando il Parco urbano. Ma è evidente che non puoi programmare tu il futuro di aree che non ti appartengono. Io credo che sarà decisivo, su questo fronte, il completamento del porto di Tremestieri, perché a quel punto ci sarà la riconversione della Rada di San Francesco e verranno meno le esigenze legate alle attività del collegamento marittimo. Tutte quelle aree, fino alla Passeggiata a mare, potranno essere restituite alla città». Il Ponte, le procedure avviate, i cantieri che potrebbero aprirsi già nei prossimi mesi: un tema dirimente per il presente e il futuro di Messina. La vostra posizione è apparsa sempre oscillante, prima favorevoli, poi contrari, ora di nuovo “possibilisti”. Chi è a favore, vi accusa di remare contro. Chi è contrario, vi critica perché sareste troppo morbidi e lei stesso ha ricevuto in dono la calza di carbone dalla Befana di Legambiente. «Io faccio il sindaco. Indosso la fascia tricolore, che non è una bandiera “sì Ponte” o “no Ponte”. Se voglio fare l’attivista, mi dimetto. Ho il diritto-dovere, come dicevo prima, di interloquire con le istituzioni. Quando mi sono candidato, il Ponte faceva parte del mio programma elettorale come punta di un sistema infrastrutturale complessivo, riguardante l’intero Sud. È chiaro che, avendo riscontrato l’assenza totale di interlocuzione da parte del Governo, mi sono ritrovato il Ponte come scelta calata dall’alto. E non potevo accettarlo. Le 62 osservazioni indicate dalla Commissione Via-Vas dovranno essere recepite nel progetto esecutivo e questo cambierà anche l’impatto delle stesse opere. Tra quelle osservazioni, tante coincidono con le nostre richieste. E sia chiaro, noi, quando abbiamo presentato l’elenco delle 24 opere, non abbiamo chiesto alcuna misura compensativa, non cambiamo idea a seconda di quello che ci viene dato. Noi pretendiamo che qualunque intervento sia fatto nel rispetto della vivibilità dei nostri territori». Perché non ha presentato ricorso al Tar del Lazio, insieme con i suoi colleghi di Villa e di Reggio Calabria? «Perché non ritengo che sia compito di un sindaco contestare l’esito di una procedura di valutazione di impatto ambientale e il parere rilasciato da una Commissione tecnico-scientifica, che oltretutto ha inserito molte delle prescrizioni formulate dal Comune e dalla Città metropolitana di Messina». Siete l’Amministrazione comunale che ha realizzato più parcheggi nella storia cittadina. Vi accusano di aver esagerato, realizzando anche opere francamente poco utilizzate, se non inutili. «Dobbiamo fare un ragionamento serio e sereno. Prendiamo il parcheggio di viale Europa. È stato razionalizzato quanto accadeva in maniera irregolare e scomposta, con auto posteggiate in modo tale da creare pericoli alla circolazione. Oggi il parcheggio di viale Europa, prima contestatissimo, svolge perfettamente le sue funzioni e non sento più voci di cittadini che inveiscono contro gli stalli di sosta. Lo stesso accadrà per viale Giostra. I 14 parcheggi d’interscambio nascono per regolare situazioni che, nei decenni scorsi, hanno dato vita a conseguenze paradossali, come la sosta selvaggia. Siamo sempre stati pronti al dialogo con la cittadinanza. Ma il nostro obiettivo principale non può non essere l’incentivazione del trasporto pubblico e la riduzione di quello privato». Siete soddisfatti dell’attuazione del Piano di forestazione urbana? Purtroppo, gli interventi di ForestaMe, in diverse parti del centro, sembrano essere stati mal concepiti o mal realizzati. Di chi è la responsabilità? «ForestaMe è stata ed è un’idea importante. Con questo progetto, abbiamo realizzato il Parco Aldo Moro, abbiamo riqualificato villa Dante e abbiamo collocato centinaia di nuovi alberi. È vero, sono state riscontrate anomalie, ci sono contestazioni mosse all’impresa che ha realizzato i lavori e stiamo cercando di rimediare, lì dove riscontriamo incongruenze o errori di attuazione». Vi preoccupa la prospettiva di dover fermare, per un lungo periodo, la tranvia? «Non è una prospettiva, è un’esigenza. Ci siamo ritrovati una linea tranviaria che, purtroppo, ha mostrato tutti i suoi limiti. Ci sono obblighi di legge che vanno rispettati. Non possiamo toglierla né spostarla, ma una rivitalizzazione complessiva, il cosiddetto “revamping”, della linea e delle vetture, ci restituirà un sistema di trasporto più moderno e innovativo. Ci saranno disagi? Sì, ma ci conforta il buon funzionamento dei servizi Atm, oggi non abbiamo più solo 20 autobus, ma ben 160». Facciamo un passo indietro. Quando lei si è insediato, c’era la spada di Damocle della Corte dei Conti e il primo nodo da sciogliere, per mesi, riguardò il Piano di riequilibrio. Oggi come stanno i conti di Palazzo Zanca? Li avete messi in sicurezza? Qualcuno vi accusa di aver speso forse troppo allegramente, dimenticando che siamo pur sempre un Comune in pre-dissesto. «Troppo spesso ci si dimentica che ogni buona e sana famiglia, o amministrazione, se non ha i conti in regola, non può fare il passo più lungo della gamba. Noi, i conti li abbiamo messi in sicurezza. Ora siamo alla terza Relazione semestrale, l’interlocuzione con la Corte dei Conti è costante. Stiamo pagando i debiti, continuiamo a mantenere le prospettive delle misure, dai risparmi sui servizi sociali a tante altre realtà, io credo che la strada intrapresa sia quella giusta e che, nell’arco di uno-due anni, possiamo arrivare anche ad azzerare i debiti». Troppo costoso il programma “Messina Città degli Eventi”? «Dobbiamo fare valutazioni serie, non lasciarci andare a ragionamenti pretestuosi. Lo ribadisco: noi i conti li stiamo risanando con il nostro bilancio, senza alcun aiuto esterno (e non voglio ricordare qui i casi di città “salvate” per intervento governativo). Abbiamo speso forse solo un quinto delle anticipazioni legate all’approvazione del Piano di riequilibrio. Ce la stiamo facendo con le nostre forze. “Messina Città degli Eventi” è un’altra storia, nasce da una programmazione sui fondi extra-bilancio iniziata nel 2019. Fa parte di una pianificazione strategica, dove non si tratta di organizzare un evento fine a se stesso, ma promuovere e valorizzare il “brand Messina”. Quando c’è il “concertone”, che costa 100 euro, faccio per dire, c’è un indotto pari al 130 per cento del costo e queste forme di finanziamento extra-bilancio, rendicontate all’Agenzia di Coesione e Sviluppo, sono assolutamente consentite. Noi non togliamo i soldi dalle emergenze o dalle esigenze di riduzione delle spese strutturali per fare l’evento, sono due assi completamente diversi. Si creano le opportunità perché l’indotto cresca, e qui parliamo di B&B e alberghi pieni per giorni, in occasione di concerti o altre iniziative, di effetti sul turismo e sul commercio». Avete investito molto sulle due edizioni del “Sud Innovation Summit”? Ha creato effetti positivi? «L’esigenza iniziale era di dare contenuti al contenitore. Abbiamo intrapreso la strada che culminerà con la realizzazione dell’I-Hub dello Stretto, il Polo della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Messina era fuori dai circuiti non solo nazionali, ma anche regionali. Le aziende più innovative si rivolgevano, fino a ieri, solo a Palermo e Catania. Oggi Messina c’è, è presente, è conosciuta, ed è anche “appetibile” sul piano di possibili, importanti investimenti futuri, legati alla realizzazione dell’Hub». Nel suo programma, uno dei punti principali era: far tornare più giovani possibili, tra i “cervelli in fuga”. «Diversi giovani stanno tornando. Abbiamo riscontri concreti, sia con la risposta alle procedure concorsuali che abbiamo attivato in questi anni, sia con la possibilità di lavorare in smart working, per aziende estere o del Centro-Nord, restando però qui, a casa. Sono processi lunghi, ma c’è un’attenzione diversa verso Messina e sento sempre più, tra i giovani, commenti positivi su come sia cambiata la città». Quali voti darebbe alle società partecipate del Comune? «Non do voti a nessuno. Siamo molto soddisfatti dell’operato delle aziende, che sono i bracci operativi del Comune. I progressi compiuti, e i servizi offerti, da Atm, Messina Servizi, Messina Social City, sono innegabili, e il discorso vale anche per l’Amam, Arisme, la Patrimonio Spa. Bisogna sempre tener conto da dove si è partiti: c’era MessinAmbiente fallita, un’Azienda trasporti con un buco di 80 milioni di euro, il regime delle cooperative sociali con centinaia di lavoratori precari. Guardate dove siamo ora. Poi, nessuno nega che ci siano problemi e criticità, che affrontiamo ogni giorno, come è avvenuto per la questione siccità in estate. Sono stati cambiati i vertici? Sì, è normale che ci sia un ricambio. Ma non abbiamo “bocciato” nessuno». Raccolta differenziata al 60 per cento. Il vostro obiettivo dichiarato è arrivare al 65: ce la farete entro l’anno? «Sì, questo è uno dei traguardi che ci siamo posti. Abbiamo bisogno, però, della collaborazione di tutta la città. Ogni micro-discarica che si crea, rallenta il lavoro, impedisce che si possano fare servizi ancor più qualitativi, e mi riferisco allo spazzamento». Buche nelle strade e marciapiedi dissestati: non tutto è rose e fiori in città «Giro molto per le strade, vedo anche io ciò che non va, quando sono in auto con mia moglie, la faccio fermare per scattare fotografie e mi prende per pazzo. Oggi, però, mi sento di dire che tutto fa parte di una programmazione, non lasciamo indietro alcuna zona. Non c’è più la “chiamata diretta”, o l’intervento fatto per un “favore”, chiamiamolo politico, ma azioni pianificate, su tutto il territorio. Qualche volta si accumulano ritardi, per varie ragioni, ma abbiamo creato le condizioni perché la macchina amministrativa nei prossimi mesi e anni funzioni sempre di più e sempre meglio». Risanamento delle baraccopoli: ha tenuto banco, in queste settimane, la polemica tra voi e il sub-commissario Scurria. È intervenuto lo stesso Schifani. Questione risolta o solo polvere messa sotto il tappeto? «Facciamo un passo indietro. Perché è nata Arisme? È nata per la lungimiranza di un deputato regionale, Cateno De Luca, che propose di tagliare quel mostro a tre teste che gestiva fino ad allora il Risanamento, senza avere la capacità di attuare gli interventi previsti dalla legge regionale del 1990. Arisme nasce per porre fino al conflitto di competenze tra Regione, Iacp e Comune. Ci siamo mossi su quella strada, abbiamo intercettato risorse importantissime, oltre 200 milioni di euro, per la riqualificazione territoriale. Poi, la politica nazionale ha scoperto l’esistenza delle baraccopoli ed è stata fatta la legge speciale. Bene, se tutti agiamo per l’interesse della città. Non devono esserci corto circuiti, come è accaduto di recente. Poi, nessuno può accusarmi di essere un “belligerante”, io cerco sempre il dialogo e il confronto. Remiamo tutti nella stessa direzione». Lei è la massima autorità sanitaria: può una città tollerare che, da due mesi, importanti sale operatorie, all’ospedale Papardo, restino chiuse? «C’è un’indagine che sta andando avanti. Da sindaco ovviamente auspico che si torni nel più breve tempo possibile alla piena funzionalità di quelle sale operatorie». Lei è uno sportivo, eppure proprio sull’impiantistica sportiva avete prestato il fianco a molte critiche. E proprio in queste ore piove dentro i palazzetti... «Sugli impianti sportivi abbiamo 14 milioni di euro già impegnati, per progetti che sono partiti o stanno per farlo. Stiamo realizzando l’efficientamento energetico di tutte le strutture. Il PalaRescifina funziona alla grande. Il PalaRussello è un’indecenza, ma stiamo intervenendo. Domani (oggi per chi legge)consegnerò i lavori del PalaMili, dopo aver risolto la diatriba decennale con l’Anas per la strada di collegamento. Abbiamo programmato la ristrutturazione del “Celeste” e del PalaMerlino. Il complesso Cappuccini, purtroppo, mi spiace dirlo, paga uno scotto politico, una bega che ci ha fatto perdere ben tre anni di tempo. Abbiamo trovato una serie di difficoltà tecniche, che stiamo superando». Sull’Acr Messina le hanno rinfacciato un atteggiamento “pilatesco”. «Più che essere disponibili al dialogo, mettere a disposizione le strutture comunali, garantire i servizi, cosa avremmo dovuto fare? Lo ricordate il “campo di patate”? Non c’è più, ora c’è un manto erboso più che dignitoso. Sulle vicende societarie, non posso intervenire, se non spronando e incoraggiando soluzioni che tengano conto dell’interesse generale. Capisco i tifosi, ma il mio ruolo istituzionale è “super partes”. La nuova società si è presentata al Comune, non l’ho chiamata io, si vedrà come andrà a finire. Non posso andare ad antipatie o simpatie, chiediamo però a chi investe sulla città di farlo con serietà, senza prendere in giro nessuno». Opere che intendete realizzare entro il 2025? «Ce ne sono tante, non so se verranno ultimate entro l’anno o nel 2026. Ma penso ai 46 appalti in corso per la messa in sicurezza delle scuole, penso alla via Don Blasco che completeremo certamente nei prossimi mesi, al secondo Palagiustizia i cui lavori sono già stati avviati, alla ripresa delle demolizioni nell’area della cortina del porto, al progetto in corso all’ex Città del Ragazzo, alle opere “PinQua” del Risanamento, alla progettazione del futuro delle aree ex Sanderson e Officine Fs. E tanta altra carne al fuoco».  

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