Domenica mattina, piove e fa freddo. Palazzo Zanca è deserto, c’è solo il sindaco Federico Basile, nella sua stanza. Ha sul tavolo una serie di “dossier” ai quali la Giunta sta lavorando. «Sono ottimista per natura, mi sento il capitano di una nave che ha trovato la sua rotta...»
Il 2025 è iniziato con una grande novità: l’avvio del dialogo politico tra Sud chiama Nord e il Centrodestra e di una distensione nei rapporti tra il Comune e la Regione. Lo confermano la recente visita del presidente Schifani e la firma dell’accordo per il Piano Città. Cosa è cambiato, cosa cambierà per Messina?
«Il sindaco ha il diritto e l’obbligo di dialogare con le istituzioni. Nel 2018 De Luca ha dovuto sfidare tutto e tutti, per questo acquista ancor maggior valore quello che è stato fatto negli anni della sua sindacatura. Avere un’interlocuzione più semplice e diretta aiuta la macchina amministrativa. Il Piano Città è una grande sfida. Noi ci crediamo. È il frutto della nostra visione strategica. Voi sapete benissimo quanto sia “spezzettato” il territorio di Messina, quanti conflitti di competenza hanno impedito la riqualificazione di aree indispensabili, come la Zona falcata. Per un Comune diventa difficile ragionare del futuro di aree importantissime, quando non disponi della loro titolarità. L’esempio dell’ex Sanderson è emblematico, come se ne possono fare tanti altri. Il Piano Città ci consentirà di ragionare in modo concreto sulla rigenerazione urbana di tante parti del nostro territorio».
Rientra, in questa visione strategica, anche la cittadella fieristica?
«Il discorso per l’ex Fiera è diverso perché le competenze, in questo caso, sono dell’Autorità di sistema portuale. È stato portato avanti il bando per la progettazione di un nuovo waterfront tra l’Annunziata e il Boccetta, si sta realizzando il Parco urbano. Ma è evidente che non puoi programmare tu il futuro di aree che non ti appartengono. Io credo che sarà decisivo, su questo fronte, il completamento del porto di Tremestieri, perché a quel punto ci sarà la riconversione della Rada di San Francesco e verranno meno le esigenze legate alle attività del collegamento marittimo. Tutte quelle aree, fino alla Passeggiata a mare, potranno essere restituite alla città».
Il Ponte, le procedure avviate, i cantieri che potrebbero aprirsi già nei prossimi mesi: un tema dirimente per il presente e il futuro di Messina. La vostra posizione è apparsa sempre oscillante, prima favorevoli, poi contrari, ora di nuovo “possibilisti”. Chi è a favore, vi accusa di remare contro. Chi è contrario, vi critica perché sareste troppo morbidi e lei stesso ha ricevuto in dono la calza di carbone dalla Befana di Legambiente.
«Io faccio il sindaco. Indosso la fascia tricolore, che non è una bandiera “sì Ponte” o “no Ponte”. Se voglio fare l’attivista, mi dimetto. Ho il diritto-dovere, come dicevo prima, di interloquire con le istituzioni. Quando mi sono candidato, il Ponte faceva parte del mio programma elettorale come punta di un sistema infrastrutturale complessivo, riguardante l’intero Sud. È chiaro che, avendo riscontrato l’assenza totale di interlocuzione da parte del Governo, mi sono ritrovato il Ponte come scelta calata dall’alto. E non potevo accettarlo. Le 62 osservazioni indicate dalla Commissione Via-Vas dovranno essere recepite nel progetto esecutivo e questo cambierà anche l’impatto delle stesse opere. Tra quelle osservazioni, tante coincidono con le nostre richieste. E sia chiaro, noi, quando abbiamo presentato l’elenco delle 24 opere, non abbiamo chiesto alcuna misura compensativa, non cambiamo idea a seconda di quello che ci viene dato. Noi pretendiamo che qualunque intervento sia fatto nel rispetto della vivibilità dei nostri territori».
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