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Messina, quelle sale operatorie chiuse che “azzoppano” il Papardo

La carenza di personale è un problema, come nella gran parte degli ospedali. C’è un reparto chiave, come oncologia, ancora senza primario (sopperisce il direttore sanitario), anche se entro la fine di gennaio questa “falla” dovrebbe essere coperta, così come quella del personale, che consentirà di riattivare la degenza notturna. Ma all’ospedale Papardo, tappa messinese del viaggio nella sanità siciliana intrapreso da un paio di giorni dal Partito democratico dell’Isola, il vero nodo è un altro: la chiusura, da due mesi, delle due sale operatorie di cardiochirurgia, poste sotto sequestro dalla Procura di Messina il 21 novembre per l’inchiesta sulle morti sospette dovute a infezioni tipicamente ospedaliere. Uno stop prolungato – troppo, viene ammesso dentro il Papardo, anche se nessuno rilascia dichiarazioni – che sta creando problemi enormi non solo a Messina e in tutti gli altri 107 comuni della provincia, dove da due mesi non si possono effettuare interventi di cardiochirurgia, ma non si può applicare nemmeno uno stent (se non in urgenza), perché il rischio, in caso di complicanze, sarebbe troppo alto.
È questa la criticità maggiore emersa durante la visita al Papardo di una delegazione del Pd messinese, guidata dal deputato regionale Calogero Leanza e dai consiglieri comunali Antonella Russo e Alessandro Russo. Il “tour”, in cui a fare da ciceroni sono la direttrice generale Catia Di Blasi, il direttore sanitario Paolo Cardia ed il direttore amministrativo Vincenzo Manzi, è parte dal pronto soccorso – 37 mila accessi l’anno, «ma nessun trasferimento in altri ospedali», ci tiene a sottolineare il dirigente medico Corrado Lamanna –, dove vengono mostrate le sale visite, i posti per codice rosso – che sono tre, all’occorrenza quattro –, l’area chirurgica, la sala per codice rosa, quella per i Tso («abbiamo 1-2 malati psichiatrici al giorno, il problema è che siamo gli unici a trattare urgenze», viene sottolineato), la nuova Rx-Tac («siamo gli unici in Sicilia ad averla in pronto soccorso»).

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