Una questione di “garbo istituzionale”. Nessuna turbativa d’asta, nessun caso politico. E il Comune, con i fondi Pinqua, non ha speso 3,5 milioni ma più di 20. Il sindaco di Messina Federico Basile dice la sua, in una conferenza stampa, sul caso risanamento scoppiato dopo l’asta giudiziaria nella quale l’ufficio commissariale per le baraccopoli di Messina, presieduto dal presidente della Regione Renato Schifani e guidato operativamente dal sub commissario Marcello Scurria, si è aggiudicato alcuni appartamenti nella zona sud della città, pagandoli circa 300 mila euro in più di quanto offerto dal Comune.
“L’ufficio commissariale è uno strumento che deve necessariamente parlare col comune di Messina - ha detto Basile, affiancato dal vicesindaco Mondello, dal direttore generale Puccio e dai presidenti di Arisme e Patrimonio Spa, Gemelli e Cacace -. È anacronistico che non si faccia attività di programmazione, che il Comune partecipi ad un’asta pubblica per reperire alloggi e si trovi accanto il commissario che dovrebbe collaborare a quelle attività e coordinarle. E che quelle case, che poi dovranno essere gestite dal Comune stesso, vengano pagate di più. Qui non c’è un problema di competenze, di chi è più bravo o deve indossare medagliette, c’è un problema di buon senso, del buon padre di famiglia. Anche un euro di soldi pubblici spesi male crea un disagio, se non lo vogliamo chiamare danno erariale. Credo che quanto accaduto non sia normale e anzi è grave”. Cosa succederà adesso? “Mi sono rivolto al presidente Schifani perché il presidente è lui e so che è già intervenuto. Questa vicenda non si può liquidare con un volemose bene”.
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