Messina

Mercoledì 05 Febbraio 2025

Messina, il rimpasto De Luca-Basile? Molto rumore per nulla

Se si volesse proseguire sulla scia della metafora del “tagliando” delle auto, utilizzata dal leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca per annunciare il rimpasto nell’amministrazione Basile, si potrebbe dire che, alla fine, non si è andati molto oltre il cambio dell’olio. Oppure ci si potrebbe rifare a più elevate citazioni letterarie, dal “Molto rumore per nulla” shakespeariano al “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” del Tomasi di Lampedusa. La sostanza è che alla fine di questo lungo giro di valzer, preannunciato addirittura a inizio maggio – De Luca era appena uscito dall’ospedale dopo un malore, in piena campagna elettorale per le Europee –, confermato in estate e ribadito dopo il primo scossone, verrebbe da dire l’unico, e cioè la sostituzione di tutti i vertici di Amam, non è successo granché a Palazzo Zanca. E non è successo granché né nelle società partecipate, nonostante il gran trambusto delle dimissioni di massa, né dentro la giunta, dove alla fine l’unico avvicendamento è stato tra Pietro Currò, la cui uscita era abbondantemente annunciata e scevra da ragioni politiche, e Nino Carreri, uomo di partito in quanto coordinatore cittadino di Sud chiama Nord. Nessun occhio strizzato altrove, nessun allargamento di orizzonti, nessun ingresso rumoroso. Quel poco che è avvenuto, è avvenuto “in famiglia” e non si sa quanto questo corrispondesse alle iniziali intenzioni di De Luca e di chi le mosse stabilite le ha poi messe in pratica, il sindaco Federico Basile. Non c’è stato nemmeno il preannunciato ritorno a Palazzo Zanca dello stesso Cateno De Luca da “supervisore”, quantomeno non in veste ufficiale, anche perché il supervisore di fatto De Luca lo faceva già, nella veste di leader politico. I cambiamenti sono stati diversi, ma i nomi più o meno sempre gli stessi, tant’è che spicca un dato: su 18 incarichi rimescolati o riassegnati, i veri volti nuovi sono appena 7. Tutti gli altri avevano già incarichi nell’amministrazione Basile, hanno solo traslocato di ufficio. Non solo: su sei società partecipate (includiamo anche le aziende speciali), tre hanno mantenuto lo stesso presidente (Messinaservizi, Messina Social City e Patrimonio Spa), una è andata verso una netta continuità (l’Atm con Carla Grillo, erede naturale di un Pippo Campagna “promosso” direttore generale della Città metropolitana), un’altra, Arisme, è stata affidata ad un uomo di fiducia come l’avvocato Fabrizio Gemelli (già liquidatore della “vecchia” Atm), sostituendo un La Cava – Vincenzo – con un altro – il fratello Alessandro – e semplicemente trasferendo gli altri due consiglieri, Francesca Martello e Mario Briguglio, in altre società (in Amam la prima, nella Social City il secondo). Nessuna rivoluzione, insomma. Le vere novità si contano sulle dita di una mano: Paolo Alibrandi all’Amam, da sempre uomo di centro, cresciuto politicamente con Gianpiero D’Alia, avvicinatosi di recente all’area deluchiana insieme all’avvocato Francesco Saija, al quale è molto vicino, uno dei due consulenti a titolo oneroso del sindaco Basile (l’altro è Francesco Giorgio; Maurizio Ballistreri alla Patrimonio Spa, ex sindacalista, ex deputato regionale (al tempo a sostegno di Rita Borsellino), storico esponente dei socialisti di Messina, che già alle scorse Europee aveva siglato una sorta di “patto” meridionalista con Cateno De Luca, in qualità di rappresentante sia dei Liberalsocialisti che movimento politico Unità siciliana. E poi l’ex Forza Italia Giovanni Carbone, in Atm, che negli ultimi anni si era avvicinato a Lino Cucè (tra le fila deluchiane dalle scorse amministrative). Gli altri sono tutti “soldati” già arruolati da tempo, tramite i quali De Luca ha voluto probabilmente dare un segnale alla base del partito, del tipo “possono essere tutti protagonisti”. Anche se, come spesso accade in casi del genere, qualche mugugno c’è stato, seppur sottovoce. È per questo che lo scossone vero, alla fine della fiera, è stato in Amam, dove il primo a salutare era stato l’ex direttore generale Pierfrancesco Donato, un addio non programmato da De Luca che, per certi versi, ha accelerato l’effetto domino: dimissioni del Cda, sostituito per intero, e poi a ruota le altre società partecipate, ben prima dei dieci mesi previsti inizialmente. A proposito di Amam, l’ex presidente Loredana Bonasera, fuori dai radar dopo l’addio all’azienda acque che era finito nel ciclone delle polemiche durante l’estate della crisi idrica, rimane dentro la squadra e prima o poi avrà un nuovo incarico, così come resta caldo il nome di Laura Castelli. E visto che il Comune per adesso è “sold out”, potrebbe essere la Città metropolitana il palazzo di riferimento. Si vedrà. Restano altre caselle in agenda: una immediata, quella di soprintendente della fondazione “Messina per la Cultura” (sì, esiste ancora, ma solo sulla carta); l’altra a inizio 2025, quando ci sarà da scegliere il nuovo direttore generale di Atm. Quello attuale, Claudio Iozzi, sebbene fosse stato sempre in sintonia con la governance Campagna, non verrà riconfermato, e per questo da settimane è in ferie. Anticipando, di fatto, il suo addio all’azienda trasporti.

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