I dissapori del recente passato dimenticati, o quasi. I durissimi scontri, nel clima belligerante della campagna elettorale, del tutto archiviati, o quasi. In ogni caso, si è ricreata un’unità di intenti e di obiettivi come ai tempi in cui Cateno De Luca era sindaco di Messina, Matilde Siracusano deputata che sosteneva le iniziative dell’Amministrazione comunale e Marcello Scurria presidente dell’Agenzia del Risanamento. Tutti e tre, Scurria, De Luca e Siracusano, erano seduti al tavolo di Palazzo del Governo, sabato mattina, insieme con la prefetta Cosima Di Stani, il sindaco Federico Basile e il presidente della Commissione parlamentare “Periferie”, Alessandro Battilocchio.
È stato proprio Scurria, nella sua qualità di sub-commissario per l’attuazione della legge speciale, quella che ha stanziato 100 milioni di euro per gli interventi di risanamento e riqualificazione territoriale nelle aree baraccate, a volere che intervenisse Cateno De Luca, per il ruolo essenziale che svolse, da sindaco di Messina, in quell’infuocata stagione estiva-autunnale-invernale del 2018. E De Luca è partito proprio da lì, da quel luglio-agosto di sei anni fa, «quando firmai le ordinanze che stabilivano lo sgombero e l’eliminazione di tutte le baracche messinesi». Era un provvedimento motivato ma ovviamente si trattava di una “provocazione” sul piano politico, perché si sapeva che sarebbe stato impossibile sbaraccare tutto, in pochi mesi, e dare la casa alle migliaia di famiglie residenti ancora nelle “bidonville” di casa nostra.
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