Dalla trattoria di Roma, zona Fontana di Trevi, ad una trattoria di Fiumedinisi, a pochi passi dall’ormai famoso torrente Urigu, le cui acque “ispirano” le mosse politiche che contano di Sud chiama Nord. C’è tutto Cateno De Luca in questo parallelismo tra due momenti, due incontri, che dicono o diranno molto sui prossimi passi dell’attuale sindaco di Taormina e del suo movimento, che attraversa, su questo ci sono pochi dubbi, una delle fase più delicate da quando è nato (prima come Sicilia Vera, oggi come Sud chiama Nord).
In quella trattoria della Capitale De Luca ha incontrato, la settimana scorsa, una non meglio precisata “Lady X”, di cui non viene fatto il nome, ma che secondo molti è Arianna Meloni, la sorella della premier. Incontro che farebbe parte della nuova strategia che ha reso fattibile ciò che fino a ieri sembrava impossibile, e cioè un’alleanza col centrodestra, seppur un “nuovo” centrodestra, con molti se e molti ma, stavolta. Ancora oggi gli osservatori si dividono, tra chi ritiene che questa mossa a sorpresa sia l’ennesima provocazione per “stanare” il centrosinistra e chi, invece, pensa che in fondo l’area di centrodestra, quantomeno concettualmente, sia quella che più si naturalmente si addice al percorso politico di De Luca.
E chissà che dietro non ci sia lo zampino dei neo alleati Raffaele Lombardo (il leader insieme al quale nel 2006 De Luca entrò per la prima volta all’Ars) e Gianfranco Miccichè, che proprio nei giorni scorsi hanno stretto una nuova alleanza col sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, per una sorta di quinta colonna interna al centrodestra in chiave anti-Schifani.
Forse non è un caso che ieri sera, durante una diretta social trasmessa a Palazzo dei Normanni, De Luca si sia presentato insieme ai “cartonati” di Ismaele La Vardera, l’ultimo in ordine di tempo ad abbandonare la nave di Sud chiama Nord (e proprio per la ipotizzata svolta a destra annunciata sabato scorso), e dello stesso Raffaele Lombardo.
In questi simbolismi evocativi ed equivoci creati ad arte De Luca sa muoversi come pochi, perché in fondo il dubbio fa gioco, in una fase in cui, però, l’ex sindaco di Messina deve arginare il più possibile un esodo che, altrimenti, rischia di diventare pericoloso. A settembre di due anni fa Sud chiama Nord poteva contare su otto deputati all’Ars, due parlamentari a Roma e, dentro i confini di Messina, dopo l’elezione al primo turno di Federico Basile, sui famosi venti consiglieri “più Iva”.
Due anni dopo, a palazzo Zanca non c’è l’Iva e i consiglieri rimasti fedeli alla causa sono rimasti tredici (almeno per ora), a Roma è ormai storia il clamoroso addio di Dafne Musolino, approdata alla corte di Matteo Renzi, e soprattutto all’Ars il gruppo si è ridotto fino a tre componenti, tra i quali lo stesso De Luca (gli altri sono il fedelissimo Pippo Lombardo e Matteo Sciotto). Così pochi da mettere a rischio – a meno di deroghe da parte dell’ufficio di presidenza – l’esistenza stessa del gruppo di Sud chiama Nord a Sala d’Ercole.
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