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Il Pd di Messina tra ricorsi e scontri: tensione alle stelle per il congresso

Il congresso ha tutto il potenziale per diventare una lotta fratricida, una sorta di resa dei conti interna in un partito che non era abituato a “veri” congressi, con più di un candidato.

Un ricorso potrebbe fermare i “giochi” del congresso provinciale del Partito democratico. Almeno per qualche settimana. Due avvocati iscritti al partito, Giuseppe Vitarelli ed il capogruppo in consiglio comunale Felice Calabrò, hanno chiesto formalmente, infatti, alla commissione provinciale per il congresso di sospendere l’attività congressuale (che è nella fase delle assemblee nei vari circoli, ieri è toccato ad Antillo), in attesa che la commissione nazionale di garanzia del partito si pronunci, appunto, sul ricorso presentato dai due legali. Ricorso presentato pochi giorni e che ne integra un altro, che invece risale a fine luglio.

Sotto accusa le decisioni della commissione provinciale di garanzia, che ha certificato l’anagrafica degli iscritti del 2023, anche quelli registrati in modalità cartacea e quelli dei Giovani democratici, sui quali erano stati sollevati alcuni “vizi”. Altra decisione nel mirino, quella di non allargare il diritto di voto per il segretario provinciale agli iscritti del 2024: di fatto l’elenco degli aventi diritto al voto è “congelato” al 31 dicembre 2023, nonostante i tempi per il congresso, che inizialmente avrebbero dovuto essere brevi (si ipotizzava aprile, prima delle Europee), si siano prolungati, di fatto, fino a ottobre. Non avendo avuto successo in commissione di garanzia provinciale, Vitarelli e Calabrò si sono rivolti alla commissione di garanzia regionale e a quella nazionale. E sarà quest’ultima a pronunciarsi definitivamente. Finché non arriverà questo responso, però, secondo i due ricorrenti si dovrebbe sospendere l’intero congresso.
Un altro elemento di tensione, in un congresso che ha tutta il potenziale per diventare una lotta fratricida, una sorta di resa dei conti interna in un partito che, va detto, non era abituato a “veri” congressi, con più di un candidato.

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