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Messina, la mappa del voto europeo: chi vince, chi perde e cosa resta (dentro i partiti) della tornata elettorale

A urne chiuse e spoglio concluso, i protagonisti di una qualsiasi competizione elettorale sembrano professarsi tutti vincitori, o quasi. Non fa eccezione il day after del voto europeo di sabato e domenica scorsi. Ma chi vince e perde davvero? Una preziosa lente d’ingrandimento viene offerta dall’analisi geografica del voto in città.

Il primato di De Luca

“Libertà” di Cateno De Luca ha vinto in 222 sezioni su 253. Un dato che rafforza il primato della creatura politica dell’ex sindaco in quello che, però, era già un feudo “conquistato”. Ecco perché, dentro il partito, se da una parte c’è la soddisfazione di aver ottenuto un ottimo risultato locale, ritenendolo un segno di approvazione nei confronti dell’operato dell’amministrazione Basile, dall’altra c’è chi è convinto che fra due settimane, quando De Luca tornerà dal suo “ritiro” di riposo (e riflessioni) a Fiumedinisi, ci sarà comunque da discutere su quanto fatto e su quanto c’è da fare. Sud chiama Nord ha tenuto lì dove era già forte, ma non ha fatto il salto di qualità fuori dai confini della propria “comfort zone” e c’è chi pensa che dall’esercito di associazioni, partitini e sensibilità provenienti dai mondi più disparati (dai no vax agli ambulanti, dagli antieuropeisti ai baluardi della fantomatica famiglia tradizionale) non sia arrivato quel valore aggiunto sperato alla vigilia. Anzi, forse l’effetto è stato quello contrario. Il calo percentuale a livello regionale, poi, preoccupa in chiave futura, perché se la “vera” partita resta quella per arrivare a Palazzo d’Orleans, di certo oggi la strada è più in salita di ieri, pur rimanendo, De Luca, interlocutore obbligato in una logica di contrapposizione credibile al centrodestra. A maggior ragione dopo il successo di Forza Italia.

Pd: sorrisi e frizioni

E gli altri? Come stanno messi? Sebbene il secondo partito in città sia risultato essere Fratelli d’Italia, è il Partito democratico ad aver portato a casa il numero più alto di sezioni dopo “Libertà”: 12, di cui ben 6 proprio “sotto casa” di De Luca, alla scuola Mazzini di via Oratorio San Francesco, due portoni più giù della sede politica di Sud chiama Nord in città. Il Pd ha vinto anche in una sezione alla Tommaseo, in due alla Pascoli e alla Santa Eustochia, in una alla Boer. Un partito che, alla vigilia della fase clou del congresso provinciale, si mostra più in salute di un paio d’anni fa, ma non senza lati oscuri. L’ottimo risultato di Maria Flavia Timbro, la terza messinese più votata dopo De Luca e Antoci, non ha spento alcuni malumori interni. Un dato ha fatto storcere il muso a molti, nelle ultime ore: la vittoria del palermitano Giuseppe Lupo in ben 35 sezioni. In alcune con numeri significativi: a Tremestieri-Larderia Lupo ha superato i 40 voti, la Timbro non è arrivata a 20. Nella sezione 55 addirittura 17-0. Dati faranno discutere. Specie se si pensa che, nel Messinese, il Pd ha ottenuto la percentuale più bassa tra le province siciliane.

Il “tradimento” nella Lega

Qualcosa di simile è successo nella Lega, dove il “padrone di casa” Nino Germanà è andato al di sotto delle aspettative, non raggiungendo i 3 mila voti, e soprattutto è stato battuto da Raffaele Stancanelli in ben 38 sezioni. Soprattutto nella zona sud in molti hanno preferito l’eurodeputato catanese (unico eletto in Sicilia del Carroccio) al senatore messinese. Un “tradimento” ancor più evidente in alcune sezioni, tra cui la 30 di Zafferia (38 voti Stancanelli, zero Germanà) e, soprattutto, la 232 di San Filippo Superiore, una delle tre sezioni in cui la Lega ha vinto (le altre sono a Mili Marina e Curcuraci): qui Stancanelli è uscito primo con 82 voti, secondo Roberto Vannacci con 56, lontanissimo Germanà con appena 6 voti. Non si può dire che questi segnali lanciati al senatore non fossero annunciati: alcuni leghisti messinesi (su tutti il consigliere Mirko Cantello) avevano dichiarato apertamente il sostegno a Stancanelli, una rottura sancita dopo l’incarico affidato dal gruppo regionale della Lega al consigliere comunale Cosimo Oteri (ex forzista, oggi al gruppo Misto) e che aveva portato, pare, al mancato invito di Cantello alla cena di gala con Salvini. Una rottura, probabilmente, non isolata. Come non notare, infatti, che San FIlippo superiore, è la “patria” elettorale di una altro consigliere leghista, Giuseppe Villari.

Fratelli e forzisti d’Italia

C’è un derby per la leadership del centrodestra in città, ed è quello tra Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ma l’analisi del voto deve tener conto di alcuni fattori. I meloniani hanno conquistato 8 sezioni in città (a villaggio Aldisio, Camaro inferiore, alla Tommaseo, alla Mazzini Gallo, a Orto Liuzzo, due alla Albino Luciani e la mini-sezione del Policlinico) e se da una parte non è in discussione il peso di Elvira Amata, dall’altra è evidente l’effetto trascinamento generato dalla premier Giorgia Meloni, che ha ottenuto tremila preferenze in più (molte con voto “secco”) della stessa assessora regionale.

Forza Italia di sezioni ne ha vinte 7 (Mili San Marco, Bisconte, Ritiro, Massa Santa Lucia e Massa San Giorgio, due ad Aldisio), ma qui l’analisi è ancora più complessa, perché complessa e variegata è l’origine dei voti che ha portato al successo di questa tornata (sfiorato il 13% in città). Benissimo la coordinatrice regionale Bernardette Grasso, ben oltre i 3 mila voti. Ma spiccano i 5 mila sommati da Caterina Chinnici e Michele Cossa, la prima sostenuta dalla famiglia Genovese (alias Raffaele Lombardo, quindi extra partito), il secondo, in accoppiata con la Grasso, dal gruppo guidato dall’avvocato Salvatore Silvestro, per un segnale preciso tutto interno ai forzisti. Del resto non è usuale che un candidato sardo, il cagliaritano Cossa, porti a casa 2.188 preferenze a Messina, risultando addirittura primo o secondo, nel partito, in alcune sezioni (vedi Villaggio Aldisio).

La crisi dei pentastellati

Continua, inesorabile, il calo del Movimento 5 Stelle. Ed è paradossale, se si pensa che l’unico messinese eletto per Strasburgo in questa tornata è proprio il capolista dei pentastellati, Giuseppe Antoci. Il Movimento non ha vinto in nessuna sezione e, in generale, chiude la partita con un poco esaltante 11,39%. Come per il Pd, anche per il M5S il dato del Messinese (10,31%) è il peggiore tra tutte le province siciliane. E, tornando al capoluogo, fa il paio con il flop alle Amministrative di due anni fa, quando il M5S, da primo partito del 2018, si è ritrovato fuori dal consiglio comunale.

Gli altri (e qualche curiosità)

Un’occhiata alle altre forze. Bene Alleanza Verdi Sinistra, che in città sfiora un ottimo 5%. In una sezione addirittura arriva seconda, dietro De Luca. E forse non è un caso che sia una sezione di Torre Faro, punto d’arrivo dell’ipotetico Ponte sullo Stretto, divenuto, giocoforza, tema elettorale. Curiosità: le due le sezioni in cui la discussa Ilaria Salis ha ottenuto più voti (17) sono state alla Pascoli, in centro, e alla Santa Eustochia, all’Annunziata. Detto dei 56 voti di Vannacci a San Filippo (in totale il generale leghista ha ottenuto, in città, ben 1.276 preferenze), c’è da registrare il flop di Matteo Renzi, che a Messina si è fermato a quota 565 preferenze, pur potendo contare su una senatrice, Dafne Musolino, che alle Europee del 2019 di voti ne prese più di 8 mila. Allora era candidata con Forza Italia, in quota Cateno De Luca. Tutta un’altra epoca.

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