Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Elezioni europee, le “mosse” messinesi verso Strasburgo

Qual è lo stato di salute di partiti e forze politiche della città alla vigilia dell’appuntamento elettorale delle Europee

20071011 - ROMA - POL - UE: SEGGI PE; SI' A NUOVA RIPARTIZIONE, ITALIA A 72. Una visuale interna del parlamento europeo a Strasburgo, in una immagine del 16 novembre 2006. Il Parlamento europeo ha approvato la proposta di nuova ripartizione dei seggi al Parlamento europeo Lamassoure-Severin che porta il numero totale degli eurodeputati a 750 e ridimensiona la delegazione italiana da 78 a 72. L'assemblea si e' espressa con 378 si', 154 no e 109 astenuti. Respinti tutti gli emendamenti di merito.ANSA/ARCHIVIO/CHRISTOPHE KARABA/DRN

Le elezioni europee attraggono poco i cittadini (meno popolari delle amministrative, meno affascinanti delle politiche), ma hanno un peso non indifferente dentro i partiti e le coalizioni. Dove spesso le urne europee servono a misurarsi, come una sorta di grande test in vista di altri e più pesanti obiettivi strategici. Ecco perché diventa utile cercare di capire in quali condizioni di salute, le varie aree politiche della città, arrivano a questo appuntamento, al quale manca ormai poco meno di un mese.

La “conta” nel centrodestra

Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia schierano tre pezzi da novanta: l’assessora regionale Elvira Amata, il senatore Nino Germanà e la parlamentare dell’Ars Bernardette Grasso. Ma le tre punte del tridente del centrodestra arrivano all’appuntamento elettorale con passi di marcia diversi. Il partito più in salute pare essere quello di Salvini, almeno stando ai numeri: negli ultimi due anni, infatti, la truppa di consiglieri comunali è raddoppiata (con un sensibile “trasloco” dalla galassia deluchiana), così come sono raddoppiati i gruppi (ora ci sono sia Prima l’Italia che Lega Salvini). Ed è dichiarato l’intento di Germanà, dopo la breve e, col senno di poi, strategica “fuga” proprio al fianco di Cateno De Luca per le amministrative del 2022, di prendersi la leadership della coalizione. Un obiettivo nel quale si ritrovano il presidente della commissione Sanità dell’Ars, Pippo Laccoto, e il sindaco di Furci, Matteo Francilia (c’è anche un’altra candidata messinese, l’acquedolcese Francesca Reitano). È con questo traguardo sullo sfondo – e con l’etichetta di partito del Ponte – che la Lega si gioca una partita locale nella quale, invece, Forza Italia punta a invertire una rotta non esaltante.

La candidatura di Bernardette Grasso non ha ambizioni che vadano oltre la semplice ma non trascurabile “conta”: i favoriti sono altri e due di questi, Caterina Chinnici ed Edy Tamajo, in città hanno sponsor eccellenti: la famiglia Genovese nel primo caso (sulla scia del sostegno espresso da Raffaele Lombardo), Beppe Picciolo e Pietro Navarra nel secondo, con la Grasso che, comunque, potrebbe godere di effetti benefici riflessi, anche di possibili aiuti esterni (Cuffaro, qualora dirottasse su Massimo Dell’Utri parte del suo elettorato?). Certo è che Forza Italia non vive un periodo d’oro in città, nonostante sia riuscito finalmente a strutturarsi anche con un coordinamento cittadino, affidato ad Antonio Barbera. Non ha aiutato l’affaire Maurizio Croce, né le porte girevoli, tra ingressi e uscite, in consiglio comunale aiutano a rafforzare l’identità degli azzurri in città (pesante, in questo senso, il j’accuse lanciato dalle colonne di questo giornale, nei giorni scorsi, dall’ex consigliere Sebastiano Tamà). Un’identità sulla quale sono chiamati a lavorare, a partire proprio dalle Europee, anche i parlamentari nazionali, Matilde Siracusano e Tommaso Calderone.

È compatto il sostegno di Fratelli d’Italia a Elvira Amata, ormai leader consolidata dei meloniani in riva allo Stretto (con Pino Galluzzo riferimento in provincia). Un partito che si è rivelato in crescita alle elezioni di due anni fa, ma che non sembra oggi avere gli strumenti per quel grande salto – la leadership di coalizione, di cui sopra – al quale potrebbe ambire il partito della premier. In ogni caso Amata è tra i pochi esponenti di FdI in Sicilia a godere di piena autonomia, forte anche del feeling con il potente Manlio Messina, vicinissimo alla leader nazionale.

Il fronte progressista

Il Partito democratico non ha rispettato il primo proposito che si era posto con l’avvio della fase congressuale: celebrare il congresso provinciale prima delle Europee. E così al voto arriva un partito non solo senza leadership, ma alle prese anche con negate eppur malcelate divisioni interne, incarnate, per certi versi, dai due candidati in pectore alla segreteria: l’ex Art.1 Domenico Siracusano e il saittiano Armando Hyerace. Non è un caso, probabilmente, se fino all’ultimo sia rimasto in piedi il ballottaggio, per la candidatura messinese, proprio tra una ex Art.1, Maria Flavia Timbro, e una esponente della “vecchia guardia”, Antonella Russo. In corsa alla fine c’è Timbro, che alle spalle ha già un’esperienza da deputata nazionale (prese il posto di Guglielmo Epifani nell’estate 2021) e la sensazione è che queste Europee possano diventare un tassello da interpretare e collocare al posto giusto nel mosaico delle faccende interne al partito, proprio in ottica congresso.

Uno dei messinesi che vantano più chance per prenotare un biglietto con destinazione Bruxelles è senza dubbio Giuseppe Antoci, capogruppo del Movimento 5 Stelle con tanto di investitura dall’alto del leader Giuseppe Conte. Uno dei paladini dell’antimafia siciliana gode del pieno sostegno dei pentastellati di punta della città, la senatrice Barbara Floridia e il deputato regionale Antonio De Luca, che hanno l’arduo compito di far dimenticare la clamorosa debacle delle scorse amministrative: a giugno 2022 il M5S è passato dall’essere il gruppo più rappresentato in consiglio comunale al non avere nemmeno un eletto a Palazzo Zanca. Un crollo verticale, parzialmente ammortizzato con l’election day di settembre sempre del 2022, del quale si vuol capire, alle Europee, la natura: episodica o sintomatica?

L’incognita De Luca

Uno dei grandi punti interrogativi di questa tornata elettorale ruota attorno all’indiscusso protagonista della scena politica messinese degli ultimi anni: Cateno De Luca. E se l’incognita, fino a pochi giorni fa, era legata semplicemente al raggiungimento o meno della fatidica soglia del 4 per cento da parte della a dir poco composita (è un eufemismo) lista “Libertà”, oggi è rappresentata dall’effettiva partecipazione alla competizione elettorale dello stesso De Luca. Più che lo stato di salute della sua creatura, Sud chiama Nord, preoccupa la salute del leader indiscusso, da lunedì sera ricoverato al Policlinico di Messina dopo il malore avvertito durante un comizio, a causa di una polmonite acuta. «Nonostante il suo stato di salute sia migliorato, il trattamento antibiotico per la polmonite acuta richiede ulteriori cinque giorni di cure ospedaliere. Inoltre, dopo le dimissioni è prevista una successiva fase riabilitativa con adeguati accorgimenti per evitare ricadute pericolose», recita il bollettino diffuso ieri dall’ufficio stampa di De Luca. Con un finale che lascia sospeso quel punto interrogativo: «Vi è da parte di De Luca la ferma volontà a tornare quanto prima ai suoi molteplici impegni e alla campagna elettorale e domani (oggi, ndr) deciderà il da farsi». Cosa significa decidere il da farsi? Potrebbe ritirarsi? Intanto oggi a Messina ci sarà il capitano Ultimo (che non è candidato nella circoscrizione Isole), in compagnia del sindaco Federico Basile e del deputato regionale Ismaele La Vardera (lui sì, candidato), per un tour tra le baracche. E stasera è confermata la cena elettorale (con quote da mille euro) in un hotel di Taormina. Certo è che senza un Cateno De Luca al top il potenziale di “Sud chiama Nord” non è lo stesso, in una tornata elettorale che rappresenta una tappa fondamentale per due percorsi paralleli: quello del partito su scala nazionale e quello dello stesso De Luca verso un traguardo mai messo da parte, la presidenza della Regione.

I “derby” al Centro

C’è un grande convitato di pietra, finora, in questa campagna elettorale: Totò Cuffaro. Sbarrate sono rimaste, alla fine, le porte della lista Stati Uniti d’Europa del tandem formato da Italia Viva e +Europa, e la voce intransigente non è stata certo quella dei renziani, anzi: alla senatrice Dafne Musolino un patto con la Dc non sarebbe affatto dispiaciuto. C’è chi scommetterebbe, oggi, su un matrimonio solo rinviato. E chi, invece, su delle nozze (con Cuffaro) che potrebbero riguardare la sola senatrice ex deluchiana. Il veto di +Europa è stato deciso, ribadito più volte anche dalla coordinatrice regionale Palmira Mancuso, e i candidati che verranno sostenuti a Messina saranno due: la radicale Rita Bernardini e un veterano come Francesco Calanna, ex Pd. Chi a Cuffaro le proprie porte non le ha mai aperte è certamente Azione di Calenda, che in città fatica a trovare sbocchi (tra i riferimenti messinesi c’è l’ex assessore Pippo Isgrò, per le Europee avrà il sostegno dei liberali di Pippo Rao), ma punta forte su Sonia Alfano, che a Strasburgo c’è già stata, dieci anni fa, con Italia dei Valori. Resta in stand-by la presenza di “Pace Terra Dignità”, la lista di Michele Santoro, che a Messina schiera un ex assessore accorintiano, Nino Mantineo.

E in campo c’è anche Alternativa Popolare, con la candidatura di Massimo Romagnoli, attuale presidente della V Commissione Cgie, il quale terrà una conferenza lunedì, alle 11, nella sede di via Sant'Agostino. Sarà presente Alfonso Alaimo, coordinatore regionale di Alternativa Popolare.

Caricamento commenti

Commenta la notizia