Doveva essere il giorno (meglio, la notte) in cui governo e maggioranza sarebbero ripartiti vento in poppa, forti dell’approvazione di una Finanziaria bis che rispondeva alle sollecitazioni di alcuni dei settori principali della Regione. È finita con un tutti contro tutti che rischia di aprire una crisi nella Giunta e un solco profondo nei rapporti fra il governatore e il presidente dell’Ars. Il tutto a causa di un emendamento dell’ultim’ora che avrebbe finanziato Taormina, il Comune retto da Cateno De Luca. Che ora sta lucrando sulle ferite del centrodestra.
Per fotografare quanto accaduto (e sta ancora accadendo) bisogna fare un passo indietro, fino alla mezzanotte di mercoledì. Dopo una giornata di schermaglie all’Ars, con l’opposizione che aveva alzato il muro dell’ostruzionismo la maggioranza aveva faticosamente incassato il via libera al finanziamento da 74 milioni per gli stagionali forestali, alla stabilizzazione dei primi 1.166 Pip insieme al fondo per incentivare gli esodi dal bacino protetto degli stessi Pip e degli Asu. Via libera anche a 137 milioni per i Comuni e a una serie di mini finanziamenti cari a deputati di ogni partito.
A mezzanotte, però, è cominciato a circolare fra i banchi dell’Ars un emendamento che stanziava 300mila euro per la “Perla dello Ionio”. L’iniziativa, seppure informalmente, è da attribuire al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, ma ne era informato anche l’assessore all’Economia Marco Falcone. È su questo asse che per tutta la giornata si era mossa una trattativa dietro le quinte con Cateno De Luca. Il neo sindaco di Taormina da giorni minacciava di chiudere il Teatro Antico, facendo così fallire l’intero cartellone estivo di eventi internazionali. Una mossa dettata dal “no” di Schifani a finanziamenti extra che il Comune stima debbano valere almeno un milione e mezzo più una diversa ripartizione degli incassi al botteghino.
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