Se le dimissioni di Carlotta Previti sono più che sufficienti per agitare le acque dalle parti della Giunta, non si può dire che sia serenissima nemmeno l’aria che tira in zona consiglio comunale. L’unica differenza è che qui, dove una maggioranza bulgara fa dormire sonni apparentemente tranquilli all’Amministrazione, il fuoco cova sotto la cenere e non in superficie. Insomma, la narrazione è che tutto fili liscio, ma così non è. E i retroscena di Palazzo Zanca, in questo senso, si susseguono.
Il nodo indennità
L’aumento degli stipendi di sindaco e assessori non è mai stato digerito del tutto da alcuni consiglieri comunali, né dai presidenti di Circoscrizione. Un aumento dovuto per legge ma non ancora obbligatorio (non da subito, quantomeno) e che soprattutto ha escluso da questo ricalcolo proprio i gettoni di presenza dei consiglieri. Ne è nato anche uno scontro, a margine di una seduta d’aula, qualche mese fa, tra Pippo Trischitta e la segretaria generale Carrubba, ma non si registrano seguiti. Solo nei giorni scorsi qualcuno non si è lasciato sfuggire l’occasione di evidenziare la contraddizione in termini tra la presa di posizione assunta da Cateno De Luca all’Ars proprio contro l’aumento delle indennità dei deputati e la decisione presa, invece, a Messina dalla “sua” Amministrazione.
Le commissioni
Uno degli argomenti ricorrenti nelle discussioni che animano i corridoi del Comune ruota proprio attorno a certe contraddizioni. Ad esempio: se la riduzione dei costi della politica è stato uno degli elementi chiave delle campagne elettorali di De Luca prima e Basile poi, come si spiega l’aumento delle indennità alla prima occasione utile? Detta brutalmente, «questa riduzione dei costi avviene solo sulle spalle di noi consiglieri?», è una ricorrente vulgata di Palazzo. Il riferimento è anche e soprattutto alla drastica riduzione del numero delle commissioni consiliari, avvenuta durante l’era De Luca e completata in questo mandato: sostanzialmente nel giro di un paio d’anni si è passati da dodici commissioni a sei. Tutto dimezzato, con competenze quindi moltiplicate in alcune commissioni. E meno possibilità di accumulare presenze, ovviamente. Da qui l’idea: perché non aumentare nuovamente il numero delle commissioni? Magari frazionando le deleghe di qualche assemblea più “ingolfata”, come la quarta, quella presieduta da Rosaria Di Ciuccio, che spazia dai rifiuti ai servizi sociali, dai mercati alla sanità, dai torrenti alle risorse idriche. Troppa roba. La proposta – finora rimasta solo ipotetica – è quella di creare una settima commissione, a cui aggiungerne un’ottava, la commissione “speciale” sul Ponte sullo Stretto, sulla quale c’è una condivisione pressoché bipartisan. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina