«È meglio avere dubbi che false certezze», diceva Pirandello. E al presidente Schifani vorremmo suggerire di macerarsi in un interrogativo: l’architrave della sua maggioranza è solido a tal punto da reggere l’impatto con le sfide siciliane? Le premesse politiche che hanno generato il governo regionale ci consegnano una lettura avvilente. E ieri all’Ars è andato in scena il primo saggio degli squilibri destinati a minare il percorso di Schifani. Il centrodestra è già scomposto in fazioni viscide che nel cammino parlamentare costringeranno Schifani a misurarsi in trattative logoranti, secondo logiche ricattatorie che paralizzeranno l’attività del governo. Un film penoso già visto negli ultimi due anni del governo Musumeci. In questo caso, però, quelle condizioni politiche degradanti sono già maturate nella fase di slancio, segno inequivocabile di una deriva che - senza un cambio di rotta - rischia di trascinare la Sicilia nell’immobilismo. Né è pensabile proseguire facendo ricorso alle maggioranze trasversali, aprendo varchi nel fronte dell’opposizione. Il governo regionale poggia su un terreno franoso. Basterebbe considerare le conseguenze della scissione del gruppo di Forza Italia per intuire le insidie che attendono Schifani e i suoi assessori. Senza considerare le tossine che covano nel gruppo di Fratelli d’Italia, mortificato da una forzatura verticistica che ha spudoratamente imposto le regole squallide del “familismo amorale”. Ecco perché i dubbi della coscienza dovrebbero turbare il presidente della Regione. La nave varata ieri ha le falle nella stiva, la Sicilia rischia di naufragare in una fase decisiva per il suo futuro. Ha ragione Schifani quando ipotizza sfide «che fanno tremare i polsi». Solo che dovrebbe chiedersi se governo e maggioranza sono nelle condizioni di affrontarle, se lo spettacolo deprimente di questi giorni può apparire incoraggiante. E allora, invece di seminare “false certezze” già screditate, propugnando decisionismo e schiena dritta, sarebbe meglio guardare in faccia i dubbi. Prima di farci rimpiangere persino Musumeci e Miccichè.
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