«Se venisse consentito a consiglieri incompatibili di amministrare l’ente verso il quale risulterebbero debitori morosi, ben consapevoli di esserlo, sarebbe grave: pertanto invochiamo l’intervento della Regione al fine di verificare la reale situazione di pendenze tributarie in capo ad ogni singolo consigliere». A scriverlo sono gli esponenti di minoranza di S. Alessio Siculo - Giuseppe Riggio, Tina Cannavò e Cristina Triolo - in un esposto inviato all’assessorato regionale Autonomie locali e Funzione pubblica, e per conoscenza alla Procura della Repubblica di Messina, in merito alle presunte incompatibilità di consiglieri in quanto possibili debitori di tributi arretrati verso il Comune, una delle cause ostative previste dalla Legge regionale 31 del 1986 che prevede la decadenza. Una questione sorta già nella seduta di insediamento del 27 giugno, quando il Consiglio ha preso atto all’unanimità che non vi sono cause di incompatibilità, visto che non è stata sollevata alcuna contestazione e nessuno dei consiglieri si è dichiarato incompatibile, con l’opposizione che si è però riservata di «esaminare gli atti e, in caso, segnalare eventuali profili di criticità». Sulla questione vi sono indagini in corso da parte dei carabinieri della Stazione di S. Alessio Siculo, che già prima della presentazione dell’esposto hanno acquisito della documentazione al Municipio. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina