Ora la campagna elettorale può iniziare davvero. Come se fino a qui si fosse scherzato. Chiusa la settimana del deposito delle candidature, prima per le Politiche e poi per le Regionali, c’è anche il crisma dell’ufficialità sulla corsa al voto dei tanti messinesi in cerca di un posto al sole. La posta in palio è altissima e, complice l’Election Day, ci si gioca tutto in un giorno solo. Una chiamata alle urne, tante partite aperte.
Chi si gioca più di chiunque altro è certamente Cateno De Luca, che pur essendo uno stratega che ama muoversi in anticipo, quando a febbraio ha lasciato la fascia tricolore di Messina non si aspettava certo di dover affrontare, già a fine settembre, il doppio appuntamento elettorale dal quale dipende una buona fetta del suo futuro politico. La presidenza della Regione è l’ambizione più antica e pure più alta, l’approdo in Parlamento con la nuova creatura “Sud chiama Nord” è la scommessa che, nei piani originari, aveva bisogno di un tempo fisiologico più ampio. È arrivata prima, De Luca vuol farne un vantaggio, trascinando verso Roma il risultato regionale. Che l’ex sindaco, ovviamente, pronostica a lui favorevole. Comunque vada, dal 26 settembre nulla sarà come prima per Cateno De Luca, che un primo risultato l’ha già ottenuto: ha dato respiro regionale, con adesioni raccolte in tutta l’Isola (alcune anche di peso), al suo movimento politico. Ed è per questo che la sua campagna elettorale perenne non si ferma: ieri incontri per tutto il giorno tra Catania e Gela, in serata il comizio a Riesi, oggi Francavilla di Sicilia, Trappitello e la sera in piazza a Ribera. Senza soste.
Ma la posta in palio è alta anche per gli altri. C’è chi si gioca l’esistenza politica, verrebbe da dire, come il Movimento 5 Stelle, per il quale l’apice di consensi di cinque anni fa sembra un ricordo, visti anche i risultati ottenuti alle ultime Amministrative. C’è da difendere almeno un seggio, stesso obiettivo di un Pd in crisi d’identità dopo i subbugli delle ultime settimane (vedi accanto). E poi ci sono le tante partite interne al Centrodestra, dove tutti sulla carta sono alleati, ma al tempo stesso sono avversari, perché i posti a disposizione sono pochi per i troppi pretendenti. Molti dei candidati hanno giocato di strategia per cercare il posizionamento migliore, anche in liste diverse da quelle in cui si era abituati a vederli. Beppe Picciolo e Peppino Buzzanca, ad esempio, per tentare il ritorno all’Ars hanno scelto, rispettivamente, Forza Italia e Lega, in liste in cui la concorrenza è comunque agguerrita (gli uscenti Calderone, Grasso, Catalfamo e Laccoto su tutti). Concorrenza importante anche in Fratelli d’Italia, dove ci sono due uscenti di peso – Elvira Amata e Pino Galluzzo – e candidati con ambizioni non certo nascoste (come Ferdinando Croce e Vincenzo Ciraolo).
Sono tutti schierati nella stessa metà campo, in questa partita, ma sanno che dovranno sgomitare per un posto da “titolare”, per evitare di rimanere cinque anni in panchina. Ecco perché diventa importante la doppia partita, se si pensa che c’è chi corre anche alle Politiche, come gli stessi Tommaso Calderone e Bernardette Grasso: un loro biglietto verso Roma libererebbe, senza troppe alchimie, spazi vitali a Palermo.
Un gioco a incastro, che può risultare determinante. E come da tradizione, ci si affida anche ai big nazionali. Domani in città ne arrivano due, di primissimo piano: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Entrambi a Messina, entrambi a mezzogiorno, ma in posti diversi (il primo al “Marina del Nettuno”, la seconda al mercato Vascone. Perché anche questa, in fondo, è una partita tra alleati... sfidanti.
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