La risposta standard di tutti i candidati o aspiranti tali è: «Nulla è stato deciso, se ne parla tra qualche giorno». Ma il nuovo timing imposto prima dalle dimissioni di Mario Draghi e poi da quelle di Nello Musumeci, e quindi dall’Election day del 25 settembre, ha messo fretta ai partiti. E in alcuni casi ha creato qualche grattacapo, perché le trattative erano in corso e a qualcuno avrebbero fatto comodo un paio di mesi in più.
Oggi il tema candidature diventa, giocoforza, un mosaico da comporre, un incastro tra Politiche e Regionali, col rischio che qualche tassello non combaci del tutto. Non sarà difficile assistere anche a corse “doppie”, un po’ come quella che vedrà protagonista Cateno De Luca, candidato alla presidenza della Regione ma anche al Senato (i suoi primi due nomi annunciati sono quelli degli attuali assessori Francesco Gallo e Dafne Musolino). Di certo all’Ars correranno con lui il braccio destro Pippo Lombardo, il delfino Danilo Lo Giudice e l’ex iena Ismaele La Vardera. Ma non sono escluse new-entry dell’ultima ora.
Il Centrosinistra
Il quadro più complesso è quello del Centrosinistra, non foss’altro perché non è ancora definitivo il campo delle alleanze. A Messina, dove Azione, +Europa, Verdi e Sinistra Italiana non vantano realtà consolidate, è baricentrico il ruolo del Pd. Ma c’è chi è convinto che l’election-day del 25 settembre possa trasformarsi anche in una sorta di “conta” interna al partito, dove covano sotto la cenere malumori che si trascinano dalle fallimentari amministrative e non solo. Ecco perché, oltre ai già annunciati Franco De Domenico e Giovanni Mastroeni (segretario dimissionario della Cgil), alle Regionali potrebbe scendere in campo, a sorpresa, anche il segretario provinciale Nino Bartolotta. Una partita nella quale in gioco, a quel punto, ci sarebbe non solo il seggio (tutt’altro che certo) di Sala d’Ercole, ma anche – e forse soprattutto – la leadership del Pd messinese. Discorso aperto per le Politiche: di certo c’è che la direzione del partito, riunitasi la scorsa settimana, ha fornito, come richiesto dal Nazionale, una rosa di nomi: in testa c’è, ovviamente, l’uscente Pietro Navarra, poi Felice Calabrò, Simona Caudo, Giacomo D’Arrigo, Laura Giuffrida, Armando Hyerace, Lina Panella, Antonella Russo, Gaetano Russo, Fabio Vinci e Maurizio Zingale. Tra loro verranno fuori i candidati per Camera e Senato (con Navarra in pole per l’uninominale, ma occhio a una possibile big nazionale in lista).
Incognita Cinquestelle
Una delle grandi incognite del prossimo 25 settembre è il Movimento 5 Stelle. Nonostante i proclami di fedeltà al patto delle primarie, c’è chi fatica ad immaginare, nello stesso giorno, Pd e M5S insieme a Palermo e avversari a Roma. Un Movimento che deve fronteggiare la crisi di consensi e, quindi, la penuria di posti: all’Ars è certo di una candidatura Antonio De Luca, mentre Valentina Zafarana dovrà rimanere alla finestra dopo il doppio mandato. Da definire le candidature per le politiche, dove tra gli uscenti scalpitano Barbara Floridia e Grazia D’Angelo. Se ne saprà di più lunedì, quando il M5S siciliano si riunirà (online) con Giuseppe Conte.
In bilico anche la posizione di un ex M5S di spicco: Francesco D’Uva ha sposato la causa di Luigi Di Maio e, quindi, Bruno Tabacci. In cosa si tradurrà, però, tutto questo in ottica 25 settembre non è ancora chiaro: un’alleanza col Pd? E in questo caso, con quali chances di ricandidatura? Anche qui è tutto work in progress.
Rischio overbooking nel Centrodestra
Nel Centrodestra, invece, l’unico rischio è l’overbooking. In tanti sentono odore di doppio successo e, per questo, la corsa al seggio (sia esso a Palazzo dei Normanni, a Montecitorio o a Palazzo Madama) è particolarmente affollata. In Forza Italia a fare la voce grossa è Tommaso Calderone, capogruppo uscente all’Ars, forte della palma di deputato più “produttivo” dell’ultima legislatura palermitana. La sua ricandidatura all’Ars è certa, ma è più che probabile anche quella alle Politiche, dove in corsa ci sarà anche l’uscente Matilde Siracusano (non è ancora deciso se all’uninominale o al proporzionale). Con Bernardette Grasso favorita per un posto nel “listino” regionale, il gioco a incastro potrebbe liberare un casella all’Ars per Beppe Picciolo, proprio in quota Forza Italia: la chiusura del cerchio dopo l’operazione che nei mesi scorsi ha portato in casa berlusconiana, con la regia dello stesso Picciolo, due pezzi grossi come Edy Tamajo e Nicola D’Agostino, restituendo a Miccichè la maggioranza del partito in una fase particolarmente delicata.
Un’altra doppia candidatura (Roma e Palermo) potrebbe toccare ad Elvira Amata, già capogruppo all’Ars, ora con ambizioni capitoline. Qui punta alla riconferma Ella Bucalo, nel collegio barcellonese, mentre l’unificazione delle forze con Diventerà Bellissima apre le porte ai musumeciani Pino Galluzzo e Ferdinando Croce per l’Ars. Sempre per l’Ars, nella Lega, è certo il ritorno tra i candidati di Nino Germanà, mentre a tentare la scalata romana potrebbero essere il sindaco di Furci Matteo Francilia e la coordinatrice provinciale Daniela Bruno, forti dei rapporti consolidatisi negli ultimi mesi con Luca Sammartino (meno col segretario regionale Nino Minardo). Antonio Catalfamo tenterà il bis all’Ars, in una sorta di sfida interna. Tra chi è in corsa da settimane, una vecchia conoscenza della politica messinese: Marcello Greco, candidato con Noi con l’Italia.
I battitori liberi
E poi c’è chi è certamente candidato, ma non si sa ancora con chi. Il giovane Calogero Leanza, figlio del compianto Vincenzino, ha già piazzato i primi manifesti, ma senza simbolo. Alle ultime amministrative è stato uomo-segreteria, insieme ad Emilio Fragale, in casa Udc (dove tra i candidati certi c’è l’ex consigliere comunale Bruno Cilento), ma c’è chi non si stupirebbe di un dialogo con Cateno De Luca. Di sicuro Leanza non vuol giocare un ruolo da comprimario, così come protagonista certo (e ingombrante, ovunque si accaserà) sarà Luigi Genovese: in caso di Musumeci-bis, un posto nella lista del presidente era già prenotato per il leader e fondatore di Ora Sicilia; senza una ricandidatura del governatore, diverrebbe proprio l’Udc la destinazione più probabile (anche se c’è chi non esclude a priori un clamoroso ritorno in Forza Italia).
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